Le grandinate colpiscono sempre più frequentemente l’Europa e spesso proprio durante i mesi più caldi. La grandine è composta da chicchi di ghiaccio dalle dimensioni e forme diverse. Questi possono essere molto piccoli (qualche millimetro), ma anche raggiungere i 5-6 centimetri, causando danni a cose o persone. I chicchi hanno una struttura a cipolla, e sono composti da strati opachi (congelamento istantaneo) e trasparenti (congelamento lento). Di solito una grandinata dura in media 10 minuti e colpisce aree limitate. Ecco perché si verifica e come si formano i chicchi di grandine.
La grandine è un fenomeno meteorologico che si verifica quando le goccioline di acqua e i cristalli di ghiaccio che percorrono in verticale le correnti dei cumulonembi – man mano sempre più fredde – si ghiacciano strato dopo strato, raggiungendo dimensioni e peso differenti. La grandine continua a salire (fino a oltre 10 km di altezza in 30 minuti) finché le correnti non riescono più a sostenere il suo peso. Man mano che questi chicchi continuano a crescere, vengono trascinati verso il basso dalla forza di gravità e quando diventano troppo pesanti e le correnti dei cumulonembi (le nubi responsabili del fenomeno) non riescono a riportarli in alto, precipitano verso la superficie terreste. Più forti sono le correnti discendenti e ascendenti e maggiore sarà quindi la dimensione dei chicchi di ghiaccio e viceversa.
I chicchi tendono a percorrere lo stesso tragitto più volte, andando su e giù con il supporto della corrente ascensionale.
Le cumulonembi sono grandi nuvole piene di acqua sviluppate principalmente in verticale. La parte superiore può raggiungere i 20 km di altezza, mentre la base si trova a circa 2000 metri di altitudine. La formazione dei chicchi di grandine viene stimolata dai movimenti delle correnti ascendenti e discendenti dei cumulonembi e dalle temperature che si raggiungono in verticale.
I mesi estivi sono spesso il periodo in cui si verificano più frequentemente le grandinate. Questo perché le alte temperature e la presenza di aria calda e umida favoriscono la formazione di forti temporali, che spesso portano alla caduta dei chicchi di ghiaccio.
L’umidità e il gradiente termico sono i responsabili delle grandinate estive, proprio perché la differenza di temperatura più accentuata stimola il fenomeno. Con la variazione delle temperature, (dai 25-45° a sotto lo O), i cumulonembi, carichi d’acqua, raggiungono infatti grandi dimensioni.
Alcuni mesi fa, sulla rivista Eos, è stato pubblicato uno studio dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), dal titolo “Come sta cambiando il rischio grandine nel Mediterraneo“. Le ricerche hanno analizzato il fenomeno della grandine e hanno evidenziato come le grandinate colpiscano sempre di più il Mediterraneo, che risulta essere una delle aree maggiormente colpite dagli effetti del cambiamento climatico. Secondo lo studio l’Italia è il paese più esposto alle grandinate di maggiore intensità.
I ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Cnr-Isac), hanno utilizzato i dati forniti dai satelliti.
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