Scienziati, virologi, biochimici e così via, sono loro i supereroi della lotta pandemia. Da ormai due anni in prima linea in cerca di soluzioni per sconfiggere il virus, ma prima di allora spesso sottopagati e poco considerati. Le loro scoperte hanno vinto ben due su cinque premi Breakthrough da tre milioni i dollari, i riconoscimenti più redditizi in scienze e matematica. I vincitori del premio sono la biologa ungherese Katalin Karikó dell’Università della Pennsylvania (UPenn) a Filadelfia e al BioNTech di Magonza, in Germania, e Drew Weissman, medico scienziato sempre all’UPenn.
Il primo premio è stato assegnato ieri ai biochimici che hanno studiato per decenni la terapia genica basata sull’mRNA, portando alla sviluppo di una nuova classe di vaccini. Il secondo è andato ai chimici che hanno sviluppato una tecnica di sequenziamento di nuova generazione per tracciare le varianti del coronavirus. “Questi due premi sono per le scoperte che hanno avuto un tale impatto sul mondo da elevare la portata del Premio Breakthrough“, afferma Yamuna Krishnan, biologa chimica presso l’Università di Chicago in Illinois. “Hanno salvato milioni di vite“, ribadisce la biologa.
Per decenni i vaccini a mRNA sono stati considerati inutilizzabili, in quanto l’iniezione di mRNA tendeva a innescare una risposta immunitaria indesiderata distruggendo l’mRNA. Ma, a metà degli anni duemila, Katalin Karikó e Drew Weissman apportarono alcune modifiche ai nucleosidi che sopprimono l’immunogenicità dell’RNA. Questa scoperta rese possibile l’uso terapeutico dell’mRNA. I vaccini, sviluppati in collaborazione da Pfizer-BioNTech e Moderna, sono stati somministrati in tutto il mondo.
“Questo è un premio fantastico e incredibilmente tempestivo per il lavoro che ha dato il via a tutto“, afferma il biologo chimico premio Nobel Jack Szostak dell’Università di Harvard a Cambridge, nel Massachusetts, consulente scientifico di Moderna. “È particolarmente stimolante perché, all’inizio, nessuno credeva che sarebbe stato utile“, ribadisce il biologo di Harvard.
La biologa ungherese Karikó ricorda ancora l’alone di scetticismo che circondava il suo lavoro negli anni Novanta. “Sono felice di essere una delle persone che ha contribuito a questo vaccino, ma è sbalorditivo quanti progressi abbia compiuto la scienza nel corso dei decenni, in molti campi“, afferma Karikó. “Il mio rispetto va alle centinaia di persone che hanno partecipato agli studi“, conclude la biologa.
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