La lotta alla pandemia da coronavirus ha portato nuovamente al centro del dibattito la questione dei vaccini. Controverso e oggetto di teorie cospirazioniste, il vaccino contro il Covid-19 continua a destare sospetti nella mente dei no-vax. Schiere di antivaccinisti si riversano ormai da mesi nelle maggiori piazza italiane per protestare contro l’antidoto al coronavirus, considerato alla stregua di un veleno, frutto di trame e cospirazioni. Ma cosa si nasconde nella testa di un no-vax? Quali ragioni lo spingono ad assecondare tali ragionamenti?
Gli psicologi hanno tentato di rispondere a questi interrogativi dando vita a una nuova branca della psicologia cognitiva. L’obiettivo è quello di spiegare perché la nostra mente tende a compiere errori di percezione e di ragionamento. Tali errori, conosciuti come bias cognitivi, influenzano in modo drastico le nostre decisioni economiche, politiche, ma anche le decisioni di tutte i giorni.
La scoperta dei bias cognitivi ha assunto una tale rilevanza in seno alla psicologia cognitiva da meritare un premio Nobel. Autore della scoperta è lo psicologo israeliano Daniel Kahneman, insignito del riconoscimento nel 2002, per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica. “Specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza“, si legge nella motivazione dell’accademia svedese.
Ma cosa sono esattamente i bias mentali? Sono modelli mentali, scorciatoie di pensiero, che si attivano in automatico per venirci in soccorso nei momenti più difficili. Il loro obiettivo è quello di farci agire più rapidamente. In passato, sono stati un preziosissimo strumento di sopravvivenza, grazie al quale i nostri antenati sono rimasti in vita.
Tuttavia, la società contemporanea ci pone di fronte a una complessità inedita. Le scorciatoie di pensiero rischiano oggi di indurci in errore, facendoci agire in modo irrazionale, quando dobbiamo prendere delle decisioni importanti. Vaccinarsi o meno è sicuramente una di queste decisioni importanti. Specialmente, in un periodo di incertezza e paura, dove la sopravvivenza del genere umano è effettivamente sotto minaccia.
Ma allora quali bias si attivano nella mente di un negazionista? Innanzitutto, il bias di conferma, che induce le persone a cercare informazioni coerenti alla loro idea iniziale e a credere fortemente nelle fonti che confermano le loro idee. Tramite l’attivazione di questo bias, è davvero difficile che un no-vax possa cambiare idea, anche alla luce di evidenze scientifiche e così via.
La sua idea tenderà a rimanere sempre quella e a rinforzarsi giorno dopo giorno. La sua sete di informazioni crescerà parallelamente alla sue convinzioni, ma sempre all’insegna dell’univocità, e non della pluralità delle fonti. A questo meccanismo contribuisce non poco l’algoritmo di molti social network che tende a farci apparire soltanto le notizie che vorremmo leggere.
Per spiegare la resistenza ai vaccini ci viene in soccorso un altro bias cognitivo. Conosciuto come effetto Dunning-Kruger, è un meccanismo mentale che ci porta a sovrastimare le nostre competenze, anche se in realtà sono scarse. Quando questo bias si attiva, le persone tendono a imporre le proprie idee come verità assolute, anziché limitarsi a dare una propria opinione. Gli altri vengono percepiti come ignoranti, incompetenti, incapaci di scorgere la verità oltre l’apparenza.
Nessuno di questi bias riesce tuttavia a spiegare il perché delle teorie cospirazioniste. Qui entra in gioco il bias della dissonanza cognitiva, che si attiva quando una nostra forte convinzione viene messa in dubbio. Il negazionista tende a percepire il dubbio come un attacco personale e si mette alla ricerca di elementi, anche assurdi, che possano difendere la sua idea iniziale. A questo punto, costruisce con tali elementi una spiegazione alternativa verosimile, in grado di giustificare la sua convinzione: dunque, il complotto.
L’elenco dei bias che possono indurci a errori di ragionamento non finisce qui. Intervengono anche i bias narrativi, di omissione e di disponibilità, tutti meccanismi molto sottili della nostra mente, che rischiano di portarci fuori strada e che è importante imparare a riconoscere. Non c’è infatti miglior arma della conoscenza per difenderci da questi errori cognitivi e permetterci di elaborare al meglio le informazioni per comprendere il mondo con intelligenza e spirito critico.
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