Avete mai provato la ‘sindrome della papera’? Probabilmente ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha sperimentato questa sensazione, ovvero quella di ‘stare sopra l’acqua’: il termine ha origine dall’immagine di un’anatra che, mentre sembra attraversare tranquillamente la superficie di un lago, muove freneticamente le zampe sotto l’acqua per rimanere a galla. Una sensazione che può essere attribuita a tutte le persone che, pur sembrando rilassate e controllate all’esterno, dentro si sentono sotto pressione per via delle tante richieste che arrivano dal lavoro, dalla famiglia, e per via delle proprie aspirazioni. Scopriamola insieme.
La sindrome dell’anatra viene spesso riscontrata tra i giovani che, talenti al liceo o all’università, sono abituati a delle ‘ottime prestazioni’, e sentono di dover dare il massimo anche crescendo per essere sempre tra i migliori. Tuttavia, la sindrome dell’anatra non è riconosciuta ufficialmente come ‘patologia’: nonostante ciò, affermare di soffrirne vuol dire riconoscerne alcuni sintomi, come l’ansia, delle forme di depressione o altre forme di disagio psichico. È bene ribadire che non tutti reagiscono allo stress nella stessa maniera: alcuni sperimentano delle reazioni fisiche a questo, tra mal di testa, disturbi del sonno e della concentrazione, ansia o rabbia. Altri, invece, rispondono allo stress affrontandolo bene, mentre altri aggravano la propria situazione, non riuscendo più a gestire la pressione. Non bisogna però sottovalutare lo stress: questa sensazione, se prolungata e vissuta in maniera seria, può portare al burnout: ‘l’andare in burnout’, che in italiano possiamo tradurre con ‘bruciato’ o ‘scoppiato’, si verifica quando la persona non riesce più a fronteggiare in maniera costruttiva tutte le difficoltà che quotidianamente si presentano a livello lavorativo. Le donne hanno maggiori probabilità di essere colpite da questa sindrome, e si ritiene che ciò possa essere dovuto alle differenze di genere.
Cosa fare allora se si è colpiti da questa sindrome? Dato che la causa di questa è lo stress, sarebbe bene lavorare su quelle situazioni che maggiormente influiscono sul nostro benessere. Da qui allora è bene rallentare i ritmi, prendersi i propri spazi, delegare ad altri, rilassarsi e staccare dalla routine massacrante di tutti giorni. È bene, inoltre, non nascondere la propria fatica, ma accettarla, cercando di esternarla il più possibile. Infine, si consiglia di riprendersi i propri spazi fuori dal lavoro, tornando a fare ciò che più piace, incontrando le persone con cui si vuole stare. Una strategia che viene consigliata, e di cui si è parlato molto negli ultimi mesi, è quella del quiet quitting: ovvero, limitarsi alle mansioni del proprio ruolo senza andare oltre. Quindi, no a straordinari, chiamate fuori dall’orario di lavoro e disponibilità a ogni chiamata.
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