“Ogni volta che una persona non si cura come dovrebbe per motivi economici siamo dinanzi a una sconfitta per tutti noi e a una violazione della Costituzione. Per questo a dicembre [2019, ndr] abbiamo approvato la norma che entra in vigore dal 1° settembre. Il Superticket è abolito e nessuno lo pagherà più“. Con queste parole, scritte sulla propria pagina Facebook ufficiale, il ministro della Salute Roberto Speranza ha confermato l’addio al cosiddetto Superticket sanitario. La maggiorazione, prevista, su alcune prestazioni mediche (come visite o esami in ambulatorio) era stata introdotta nel 2011.
La decisione del governo risale al dicembre 2019, ma entrerà in vigore da martedì. Lo stesso Speranza, in passato, aveva definito il Superticket “un elemento di discriminazione e di diseguaglianza, che limitava l’accesso di tante persone al Servizio sanitario nazionale“. Dal prossimo 1° settembre, quindi, sarà attivo il solo ticket ordinario, per un massimo di 40 euro di spesa per il paziente.
La maggiorazione si aggirava, in media, attorno ai 10 euro per ricetta medica. Ciascuna amministrazione regionale la applicava, però, secondo proprie regole, essendo la Sanità di competenza delle singole Regioni. La Liguria, ad esempio, applicava i 10 euro direttamente sulla ricetta. In Toscana, invece, il Superticket era proporzionale al reddito e poteva arrivare a 30 euro per redditi superiori a 100mila euro. In Lombardia e Piemonte si era scelto di renderlo proporzionale al valore della ricetta, con una soglia massima di 30 euro nei primi anni, 15 in tempi più recenti.
C’è stato poi chi aveva già deciso da tempo di ridurre l’impatto del Superticket. Nel Lazio gli over 60 erano già stati esonerati a partire da questa estate, mentre in Basilicata, Emilia-Romagna, Sardegna, Valle d’Aosta e nelle province autonome di Trento e Bolzano le amministrazioni avevano già deciso di abolirlo del tutto, prima dell’entrata ufficiale in vigore del provvedimento voluto dall’esecutivo.
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