In vari Paesi europei si sono verificati dei casi di epatite acuta tra i bambini. Il maggior numero di episodi (più di 70), è avvenuto nel Regno Unito. Ma non mancano casi anche in Italia. Si tratta di almeno quattro pazienti pediatrici al di sotto dei dieci anni ricoverati in centri che seguono le malattie del fegato. Situazioni analoghe si registrano poi in Irlanda, Danimarca, Paesi Bassi e Spagna.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) sottolinea che la causa della malattia è sconosciuta. L’agenzia dell’Ue sottolinea anche che “sono stati segnalati nove casi di epatite acuta tra bambini età compresa tra uno e sei anni in Alabama (Stati Uniti) che sono risultati positivi anche per adenovirus”. Al momento “sono in corso indagini in tutti i Paesi che hanno segnalato dei casi”.
Gli esperti della Health Security Agency del Regno Unito hanno evidenziato che “non è stato identificato alcun collegamento tra i casi il vaccino anti-Covid. Inoltre, “le dettagliate informazioni sui casi raccolte attraverso un questionario su cibo, bevande e abitudini personali, non sono riuscite a identificare alcuna esposizione comune tra i bambini”. Gli esperti hanno anche sottolineato che “la maggior parte dei casi non aveva la febbre, alcuni hanno richiesto cure nelle unità epatiche pediatriche specializzate e pochi sono stati sottoposti a trapianto di fegato”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha spiegato che “i virus dell’epatite A, B, C, D ed E sono stati esclusi dopo i test di laboratorio, mentre sono in corso ulteriori indagini per comprendere l’eziologia di questi casi. Dato l’aumento dei casi segnalati nell’ultimo mese e il potenziamento delle attività di screening, è probabile che nei prossimi giorni verranno segnalati più casi”. La divisione europea dell’Oms ha invitato gli Stati a “identificare, indagare e segnalare i potenziali casi”.
Non è stata raccomandata alcuna restrizione ai viaggi. “Nel complesso, l’eziologia degli attuali casi di epatite è ancora considerata sconosciuta e rimane oggetto di indagine attiva. Sono in corso test in laboratorio per i casi identificati, per capire il ruolo di ulteriori infezioni, di sostanze chimiche o tossine”, ha concluso l’Oms.
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