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POLITICA

Perché su Twitter si invocano le dimissioni di Renato Brunetta?

Perché non ti metti in proprio?”. È batata una singola domanda, pronunciata con una certa arroganza, a sollevare un polverone gigantesco attorno alla figura di Renato Brunetta, l’attuale ministro per la Pubblica Amministrazione. Su Twitter l’hashtag #BrunettaDimettiti è in cima ai trending topic ormai da ore e basta leggere i commenti degli utenti che l’hanno utilizzato per rendersi conto che negli ultimi giorni si è creata una frattura apparentemente insanabile tra il politico di Forza Italia e parte dell’elettorato. Ma cos’è successo di preciso? Andiamo a ripercorrere le tappe salienti della vicenda.

Brunetta al lavoratore dipendente: “Perché non ti metti in proprio?”

Tutto è iniziato venerdì 10 giugno, durante un comizio elettorale a Mira, un comune della città metropolitana di Venezia. Nel corso dell’evento, Brunetta si è reso protagonista di un diverbio con un lavoratore dipendente presente tra il pubblico. “Ah, ma sei dipendente? E cosa chiede il tuo datore di lavoro?”, ha chiesto il ministro dal palco. L’uomo a cui si è rivolto ha risposto “prova a chiedere a lui”, facendo perdere le staffe a Brunetta. “Perché ca**o parli allora?”, ha sbottato, per poi chiedere quattro volte “perché non ti metti in proprio?”. A quel punto, il lavoratore ha provato a rispondere alla domanda, ma il ministro lo ha fermato. “No, non parli. Il microfono ce l’ho io e quindi comando io. Viva la democrazia. Continua a fare il tappezziere, dipendente”. Nel corso dell’ultima settimana, il video del comizio è rimbalzato da una parte all’altra del web, generando ondate di indignazione sempre più forti. Il dissenso degli utenti ha poi preso una forma “concreta” (o perlomeno quantificabile) tramite l’hashtag #BrunettaDimettiti.

Le reazioni politiche (e non)

Finora il mondo della politica è rimasto perlopiù silente di fronte a quanto avvenuto a Mira. L’unica eccezione riguarda il senatore del Pd Tommaso Nannicini, che su Twitter ha scritto: “Brunetta imbarazzo per sé e per il governo. Forse dovrebbe mettersi in proprio”.

Anche i Giovani Democratici di Roma hanno espresso la propria indignazione. Sono stati “superati i limiti della sopportazione. Con questo testo ci rivolgiamo al Pd e al segretario Enrico Letta. Brunetta non può rimanere un secondo di più”, ha scritto il componente della direzione Gabriele Vernucci.

Durissime le condanne arrivate da molti utenti di Twitter. “Più ci ripenso, meno ci credo. Mi dite perché Brunetta, ministro del #governodeimigliori, mica un fesso qualunque di un normale governo Berlusconi, attacca il lavoratore al grido di ‘vai a fare il tappezziere’? Dovrebbe essere umiliante fare il tappezziere?”, scrive un fruitore del social.

L’arroganza del potere. Il ministro Brunetta dovrebbe ricordare che non esiste azienda senza dipendenti e non esiste ministero se il popolo non vuole essere rappresentato da una certa figura. Lei non è degno di rappresentarmi @renatobrunetta”, si legge in un altro commento.

Come ha reagito il ministro a questi attacchi? Sotto quelli più feroci è possibile trovare una sua risposta: “Abbiamo provveduto a segnalare il suo commento all’autorità giudiziaria competente”.

Alessandro Bolzani

Cresciuto a pane e libri, nutro da sempre una profonda passione per la scrittura e il mondo dei media. Dal 2018 sono redattore (o copywriter, come dicono quelli bravi) per alcuni grandi editori italiani occupandomi principalmente di salute e benessere, scienze e tecnologia. Nel 2019 ho debuttato come autore con il romanzo urban fantasy "I guardiani dei parchi", edito da Genesis Publishing.

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