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A margine della lettura in Parlamento della relazione annuale dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, il presidente Francesco Merloni invita a non abbassare la guardia nel settore appalti, soprattutto in vista dell’approvazione e dell’entrata in vigore del Dl semplificazioni.
“Che ci voglia una semplificazione della normativa è indubbio – dice Merloni – anche perché tutti i codici dei contratti pubblici sono sempre appesantiti da norme. Dire questo però non significa eliminare le regole o andare in deroga generalizzata alle norme. L’innalzamento della soglia degli affidamenti diretti o il sopra soglia sono un rischio. In ogni caso si tratta di circoscrivere le eccezioni e non renderle sistematiche. Se ci fosse bisogno di un ricorso emergenziale a procedure accelerate, questo non deve superare un tempo ragionevole. Il timore è che si facciano ulteriori proroghe e questo sarebbe pericoloso”.
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Il presidente dell’Anac interviene poi su un altro tema ‘caldo’, quello relativo alle voci che vorrebbero l’abrogazione del codice degli appalti in vigore, a favore di un sistema di norme comunitarie: “Chi lo dice non sa di cosa parla perché queste non si occupano di pezzi importanti come la programmazione, la progettazione e l’esecuzione delle opere”.
“Sono 259 articoli e 47 allegati. Se qualcuno si mettesse dal punto di vista di una amministrazione che ha appena imparato ad usare il codice degli appalti e gli si dicesse ‘mettilo da parte e usa uno strumento nuovo’, che direbbe? Direbbe ridatemi il codice con regole comprensibili, semplificate, ma che può gestire. Il rischio è la paralisi amministrativa“ chiosa Merloni.
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Il responsabile dell’Autorità anticorruzione parla poi dell’attività dell’Anac stessa, tracciando un bilancio provvisorio: “Sapevamo benissimo fin dall’inizio che dopo un momento di popolarità sarebbe arrivata la resa dei conti, nel senso che quando un’Autorità si mette a lavorare mette in evidenza la magagne e fa un lavoro che richiede sforzo alle istituzioni”.
“Il nostro problema è quello di evitare gli alti e bassi dell’opinione pubblica – continua Merloni -. Di fare in modo che la cultura italiana nella prevenzione alla corruzione diventi come quella che gli italiani hanno nei confronti della mafia. Nessuno è favorevole alla mafia e nessuno è favorevole alla corruzione”.
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