POLITICA

Mani Pulite, Davigo racconta l’interrogatorio a Berlusconi

Piercamillo Davigo e Silvio Berlusconi

Oggi, 17 febbraio 2022, ricorrono i 30 anni dall’inizio di Mani Pulite. In un’intervista rilasciata in esclusiva a Newsby, tra le altre cose, Piercamillo Davigo aveva raccontato anche un aneddoto riguardo l’interrogatorio a Silvio Berlusconi nel dicembre 1994. Ecco, di seguito, le parole.

“Vennero fuori quattro tangenti Fininvest”

Davigo afferma che «Berlusconi fu coinvolto perché c’era una serie di reati, tutti accertati indiscutibilmente. Perché anche quando scattò la prescrizione, poi ci sono stati i risarcimenti di danni. Tutto cominciò perché un vicebrigadiere, onesto e coraggioso, della Guardia di Finanza si presentò al suo superiore dicendo che il suo capopattuglia gli aveva dato dei soldi, dicendogli che venivano da Fininvest. Il suo superiore lo portò immediatamente dal comandante dell’allora nucleo regionale di Polizia tributaria e tutti e tre vennero in Procura».

«Il sostituto Procuratore Raffele Chito raccolse le dichiarazioni, fece perquisire la casa del capopattuglia e gli trovarono 47 milioni di lire in una cassaforte. A quel giovane vicebrigadiere erano stati dati 2,5 milioni. Quella somma era incompatibile con il trattamento economico del maresciallo che gli aveva dati al vicebrigadiere. E poi solitamente le tangenti sono in cifra intera. Il risultato fu che, in poco tempo, vennero arrestati cento appartenenti alla Guardia di Finanza per reati simili e, tra le altre cose, vennero fuori le tangenti Fininvest. Precisamente quattro, di cui una però era una chiamata de relato e quello che l’aveva detto per primo non confermò e scattò la prescrizione. Per tutte le altre tre ci furono condanne».

Davigo: “Ho interrogato Berlusconi, ma…”

«L’ho interrogato insieme al Procuratore della Repubblica e a Gherardo Colombo. L’ho avuto davanti per circa otto ore. L’interrogatorio in realtà fu molto breve, ma lui passò molto tempo a rileggere la verbalizzazione di sintesi, correggendola in continuazione, nonostante io gli avessi più volte ripetuto che tanto era integrata dalla registrazione. La cosa divertente fu che il giorno dopo Berlusconi mi chiamò e mi disse che il giorno si era sbagliato sul fatto che aveva visto questa persona: “Era un altro giorno”. Noi avevamo preso il registro dei permessi d’ingresso a Palazzo Chigi e quindi sapevamo che non poteva esserci un’altra occasione. Non a Palazzo Chigi».

«Disse poi che il Consiglio dei Ministri non era finito alle 21 ma alle 22. “Va bene, mi scriva una lettera in cui rettifica le sue dichiarazioni e mi alleghi il verbale del CdM”, gli risposi. Ma lui mi mandò il comunicato stampa. Io feci l’ordine d’esibizione del verbale ed era finito alle 21. Una difesa ridicola. È singolare, quindi, che si lamenti di essere un perseguitato, perché è stato trattato con straordinaria benevolenza dai giudici. Gli hanno dato attenuanti generiche che normalmente non si danno di fronte a comportamenti processuali di questo tipo. Hanno cincischiato in molte occasioni, a volte con ragione e a volte meno, determinando la prescrizione dei processi. Quindi, tutto sommato, è un miracolato».

Redazione

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