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Sergey Kolotsey, identificato il primo presunto “macellaio” di Bucha

Ha un nome il primo “macellaio” russo sospettato per i massacri di Bucha. La cittadina dell’oblast’ di Kiev è tristemente nota come uno degli scenari più cruenti del conflitto in corso in Ucraina; nonché teatro, secondo le accuse, di veri e propri crimini di guerra da parte dell’esercito di Mosca.

Dopo il ritiro delle forze russe, a Bucha sono stati ritrovati i corpi di centinaia di civili abbandonati per strada o all’interno di abitazioni private, mentre altri ancora giacevano in fosse comuni. Le immagini mostrano anche cadaveri rinvenuti con le mani legate dietro alla schiena oppure bloccate con uno straccio bianco, simbolo di resa. Kiev ha fin da subito attribuito la paternità di questi orrori alle forze armate di Mosca, accusando la Russia di crimini contro l’umanità. E ora avrebbe perfino individuato uno dei responsabili: vediamo di chi si tratta.

Bucha, identificato uno dei presunti “macellai” russi: è un comandante della Guardia nazionale

Il Cremlino, di contro, ha sempre respinto con fermezza le accuse dell’Ucraina, affermando che il massacro sarebbe avvenuto dopo il ritiro dell’esercito russo. Tuttavia, alcune prove – come le immagini satellitari diffuse dai media internazionali – certificano l’esatto opposto: ovvero che le violenze sono avvenute quando la città era ancora sotto il controllo dei militari di Mosca.

Foto Twitter | @VenediktovaIV

Ad annunciare l’identificazione di un primo sospettato per il massacro di Bucha è stata la procuratrice generale Iryna Venediktova. Si tratta di Sergey Kolotsey, comandante di un’unità della Guardia nazionale russa. Secondo le accuse, avrebbe ucciso quattro uomini disarmati il 18 marzo e avrebbe torturato un civile il 29 marzo. Infine, dopo le atrocità, avrebbe spedito i beni saccheggiati in Ucraina ai parenti a Ulyanovsk, in Russia.

L’ufficio del procuratore generale ucraino, su Telegram, ha poi aggiunto che Kolotsey “ha costretto un’altra vittima a confessare attività sovversive contro l’esercito russo. Per fare questo ha picchiato l’uomo, in particolare con il manico del fucile. Fingendo un’esecuzione ha sparato vicino all’orecchio di un civile disarmato – si legge –. Sono in corso verifiche per stabilire se è responsabile di altri crimini”.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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