
Shaun Dougherty, il presidente di SNAP - Alanews.it
Il presidente dell’organizzazione Survivors Network of those Abused by Priests ha lanciato accuse gravi nei confronti del neo eletto pontefice
Il nuovo pontefice, papa Leone XIV, si trova al centro di una controversia che solleva interrogativi inquietanti sulla gestione degli abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica. Shaun Dougherty, presidente di SNAP (Survivors Network of those Abused by Priests), ha lanciato accuse gravi nei confronti dell’ex cardinale Robert Francis Prevost, sostenendo che egli abbia coperto casi di abusi sessuali sui minori sia a Chicago che in Perù. Queste affermazioni sono emerse nel corso di un’intervista esclusiva rilasciata ad Alanews a pochi giorni dall’elezione di Prevost e pongono interrogativi cruciali sull’impegno della Chiesa nella lotta contro la pedofilia.
Le accuse di Dougherty
Dougherty ha dichiarato che le segnalazioni di abusi sessuali infantili sono state ignorate e insabbiate. In particolare, ha citato il caso di padre James Ray a Chicago, noto per aver abusato sessualmente di minori. Secondo quanto riferito da Dougherty, la diocesi dell’Illinois era a conoscenza delle sue condotte, ma invece di prendere misure adeguate per proteggere i più giovani, i leader ecclesiastici hanno scelto di proteggerlo. “Padre Ray era un predatore sessuale di minori e la diocesi lo sapeva. Invece di allontanarlo, lo hanno accolto e protetto, permettendogli di risiedere vicino a una scuola”, ha affermato Dougherty. Questo episodio risale al periodo tra il 2000 e il 2002, quando Prevost ricopriva il ruolo di Priore provinciale della provincia agostiniana “Madre del buon consiglio” a Chicago.
La situazione in Perù
La situazione si complica ulteriormente quando si guarda al Perù, dove tre bambine hanno denunciato abusi subiti da due sacerdoti. Queste donne, ora adulte, si erano rivolte a Prevost, allora vescovo di Chiclayo, per denunciare gli stupri avvenuti quando erano minori. Secondo Dougherty, Prevost, essendo il capo del dicastero responsabile delle indagini, aveva accesso a tutte le informazioni sui sacerdoti accusati di abusi. “È l’unica persona nella gerarchia ecclesiastica che può aprire i registri e mostrare i risultati delle sue indagini. Ha davvero indagato come sostiene? Dovrebbe essere disposto ad aprire i suoi archivi e mostrarli”, ha chiesto Dougherty.
La risposta della Chiesa
Le accuse di Dougherty non si limitano a una semplice richiesta di giustizia per le vittime. Esse si inquadrano in una critica più ampia nei confronti della Chiesa cattolica e della sua gestione degli abusi sessuali. SNAP, l’organizzazione di cui Dougherty è presidente, non solo fornisce supporto ai sopravvissuti, ma sta anche cercando di influenzare la legislazione per garantire una maggiore protezione ai minori. “La nostra organizzazione collabora con i governi per emanare leggi migliori per proteggere i bambini”, ha dichiarato Dougherty, sottolineando la necessità di una legge di tolleranza zero contro i pedofili. “La Chiesa è molto brava a nascondere le violenze sessuali. Ha delle leggi contro il furto ma non ne ha una contro chi abusa dei bambini”, ha aggiunto.
“Da quando è stato eletto Papa, Prevost ha parlato spesso di giustizia sociale, ma come puoi proclamare di essere a favore della giustizia sociale mentre dai rifugio ai pedofili? Questi sono atti criminali. Dare rifugio a un prete noto per aver aggredito sessualmente un minore è un crimine contro l’umanità. Le parole non proteggono i bambini dallo stupro, le leggi con pene severe invece lo fanno. Questa è giustizia sociale. Il capo della Chiesa cattolica ha in suo possesso tutte le segnalazioni di tutti i preti responsabili di abusi sessuali in tutto il mondo e ha la responsabilità esclusiva nei confronti di 1,4 miliardi di cattolici di denunciare ciò che hanno fatto. Non stiamo chiedendo molto, chiediamo che i bambini siano protetti”, ha concluso Dougherty.