Alexei Navalny sarà trasferito nel reparto ospedaliero della colonia penale IK-3 del Servizio Penitenziario Federale russo (FSIN) nella regione di Vladimir, specializzato nell’osservazione medica dei detenuti. Lo fa sapere il servizio stampa del FSIN, come rilanciato dall’Ansa.
Nelle scorse ore era arrivata una vibrante denuncia da parte della portavoce di Navalny sulle condizioni di salute del principale oppositore di Vladimir Putin in Russia. “La gente di solito evita la parola ‘morire’. Ma ora Alexei sta morendo. Nelle sue condizioni, è una questione di giorni“, aveva affermato in un dolorosissimo intervento su Twitter. Era arrivato anche un appello a Putin, firmato da 70 personalità russe e non solo. La richiesta era di occuparsi della questione.
Ora il servizio penitenziario afferma che le condizioni di Navalny sono “soddisfacenti“. In quello che il FSIN definisce “l’ospedale regionale per i detenuti“, si afferma che il leader del partito Russia del Futuro “viene visitato ogni giorno da un medico generico” e “con il consenso del paziente, gli è stata prescritta una terapia vitaminica“.
La vicenda, però, appare tutt’altro che risolta. Lo spiega su Twitter Ivan Zhdanov, direttore del Fondo Anti-Corruzione. “Il trasferimento alla colonia penale IK-3 è un trasferimento alla stessa colonia di tortura – sottolinea –. Solo con un grande ospedale, dove vengono trasferiti i malati gravi. E questo va inteso come il fatto che le condizioni di Navalny sono peggiorate così tanto che persino la colonia della tortura lo ammette“.
Nel frattempo l’attesa reazione del Cremlino è arrivata, ma ha tutt’altro che soddisfatto coloro che si sono mobilitati per Navalny. “Non recepiamo in alcun modo le dichiarazioni fatte dai rappresentanti di altri Stati“, ha infatti sottolineato Dmitry Peskov, portavoce del governo russo. E intanto il ministero dell’Interno ha aggiunto benzina sul fuoco, affermando che le forze dell’ordine “non permetteranno una destabilizzazione della situazione e prenderanno tutte le misure necessarie per mantenere l’ordine nelle regioni del Paese“.
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