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MONDO

La Russia è davvero una minaccia nucleare? I numeri di Iriad (che spaventano)

Ma le sa guerra in Ucraina si trasformasse in un conflitto nucleare, la Russia sarebbe davvero una minaccia? Senza troppi giri di parole, la risposta è sì. Stando agli ultimi dati disponibili, infatti, Mosca detiene attualmente il più grande arsenale di testate nucleari al mondo.

E molte di queste sono potenzialmente utilizzabili nell’immediato, soprattutto in caso di escalation della guerra. È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento sui Paesi del mondo che dispongono dell’arma nucleare pubblicato da Iriad, l’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, che delinea un quadro geopolitico quantomeno preoccupante. Perché la Russia “domina” con ampio margine la classifica degli armamenti atomici con oltre 6mila unità, seppur soggette (come gli Usa) ai vincoli del New Strategic Arms Reduction Treaty del 2010. Vediamo nel dettaglio la composizione di questo arsenale.

La Russia è più grande potenza nucleare al mondo: i numeri

Secondo il report di Archivio Disarmo, Mosca può però contare “solo” su 4.477 testate utilizzabili. Di queste, 1.588 sono le armi strategiche già schierate e operative: 812 sono disposte in sistemi missilistici balistici di terra; 576 sono destinate a sistemi balistici su sottomarini nucleari; 200 sono invece utilizzabili dai bombardieri equipaggiati per operarle.

Foto | archiviodisarmo.it

La restante parte (2.889 unità) fanno invece parte dell’arsenale nucleare della Russia non distribuito e non sono pertanto schierate. Nello specifico, 1.912 sono armi non strategiche e 977 strategiche. Infine, figurano 1.760 dispositivi atomici ritirati, ma ancora intatti, in coda per lo smantellamento. Il totale è dunque di 6.237 testate nucleari totali.

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Numeri importanti, se pensiamo che al secondo posto l’arsenale nucleare statunitense conta quasi un migliaio di unità in meno rispetto a quello della Russia. In totale Washington dispone di 3.708 testate atomiche, così suddivise: 1.644 strategiche schierate; 1.964 di riserva non distribuite; 100 distribuite non strategiche; 1.750 ritirate, ma ancora intatte, pronte per essere smantellate.

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Abissale è infine il divario con la terza “classificata”, ovvero la Cina. Dell’arsenale atomico di Pechino fanno parte 350 testate di riserva non distribuite. A seguire troviamo: Francia (290); Gran Bretagna (180); Pakistan (165); India (160); Israele (90); Corea del Nord (20). Altri Paesi – come Belgio, Olanda, Germania e Turchia – sono invece dislocate decine di bombe all’idrogeno di fabbricazione americana.

Foto | archiviodisarmo.it

E l’Italia? Stando alla mappa di Archivio Disarmo, Roma può contare su 35 bombe B-61, vale a dire ordigni all’idrogeno progettate e costruite per la prima volta durante la Guerra Fredda dai Sandia National Laboratories e dal National Laboratory di Los Alamos, nel Nuovo Messico. Queste bombe, che fanno tuttora parte dell’arsenale bellico americano, si trovano attualmente nelle basi militari di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia).

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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