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Israele, Moschea di al-Aqsa: perché è importante e cos’ha a che fare con Hamas

Dopo lassalto a Israele dello scorso sabato, Ismail Haniye, il leader di Hamas, il movimento islamita che governa la Striscia di Gaza, ha descritto l’operazione ribattezzata “Alluvione al-Aqsa” (dal nome della moschea che sorge a Gerusalemme) come una una risposta ai “crimini dell’occupazione” perpetrati “contro il popolo palestinese sin dal 1948”.

Haniye ha spiegato che le brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio militare di Hamas, stanno “combattendo una battaglia per l’onore, la resistenza e la dignità e per difendere al-Aqsa”.

Parola a cui hanno fatto eco oggi quelle del ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, che ha lanciato un appello ai Paesi musulmani affinché agiscano per “difendere il popolo palestinese e la moschea di al-Aqsa”.

Moschea di al-Aqsa, luogo sacro per ebrei e musulmani

Dunque la moschea di Al-Aqsa, da anni oggetto di contesa tra ebrei e musulmani, torna di nuovo al centro del conflitto israelo-palestinese. L’ultimo scontro era andato in scena solo pochi mesi fa, lo scorso aprile, dopo un raid della polizia israeliana durante il Ramadan. Del resto non era la prima volta che durante il mese sacro si verificavano scontri tra i fedeli palestinesi, che partecipano alle preghiere anche in migliaia alla volta, e le forze di sicurezza. Nel 2021 erano stati ferite almeno 170 persone.

La moschea di Al-Aqsa si trova nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme, su una collina nota ai musulmani come al-Haram al-Sharif, o Spianata delle Moschee, e agli ebrei come Har ha-Bayit, o Monte del Tempio.

Manifestazione contro Israele | Foto EPA/FAZRY ISMAIL – Newsby.it

La moschea di al Aqsa è considerata uno dei luoghi di culto più importanti per l’Islam, il terzo più sacro dopo La Mecca e Medina. Al-Aqsa è il nome dato all’intero complesso e ospita, oltre alla moschea di Al-Aqsa, anche la Cupola della Roccia, costruita nell’VIII secolo d.c. nel luogo dove secondo i musulmani il profeta Maometto è salito in cielo.

Ma il luogo è considerato sacro anche per la religione ebraica. Il complesso si affaccia sul muro occidentale, il Kotel, o Muro del Pianto, il luogo di preghiera più sacro per gli ebrei. Per l’ebraismo è lì che il re biblico Salomone avrebbe costruito il primo tempio 3mila anni fa, poi distrutto dai babilonesi, ricostruito e raso al suolo dai romani nel 70 d.c

Il sito, luogo di predicazione di Gesù, è considerato sacro anche dai cristiani.

Lo “status quo” tra scontri e provocazioni

Secondo quello che è noto come lo “status quo“, stabilito dagli accordi internazionali, i non musulmani hanno la possibilità di visitare il sito, ma non di pregare o di celebrare rituali religiosi. L’amministrazione del luogo è affidata al Fondo religioso islamico (Waqf) controllato dalla Giordania mentre alla polizia israeliana è affidato il compito di far rispettare il divieto.

Negli ultimi anni, un numero crescente di ebrei, in prevalenza tra i gruppi religiosi nazionalisti di ultra-destra, rivendicano un superamento dello status quo e periodicamente vìolano le regole pregando all’interno del sito. Senza contare le “provocazioni”, incluse quelle dei membri del governo. Ultima in ordine di tempo, la visita del ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, che lo scorso gennaio ha visitato il sito provocando disordini e suscitando la condanna di tutto il mondo.

Era accaduto già nel 2000, con la “passeggiata” sul complesso del Monte del Tempio dell’allora leader dell’opposizione Ariel Sharon, scortato da mille agenti di polizia. Un atto clamoroso, sfociato nella seconda Intifada.

Federica Giovannetti

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