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Conferenza di Monaco, che impatto potrebbe avere sulla guerra tra Russia e Ucraina?

All’incontro dovrebbero partecipare dei funzionari russi e ucraini, anche se nelle ultime ore Kiev ha smentito di essere stata coinvolta nelle trattative

Donald Trump, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin | EPA/WILL OLIVER – EPA/SERGEY DOLZHENKO – EPA/GAVRIIL GRIGOROV/SPUTNIK/KREMLIN / POOL MANDATORY CREDIT – Newsby.it

 

La Conferenza di Monaco per la sicurezza, che si svolgerà oggi, venerdì 14 febbraio 2025, si preannuncia come un evento cruciale per il futuro delle relazioni internazionali, in particolare per la guerra in corso tra Russia e Ucraina. L’annuncio di Donald Trump riguardo a una riunione tra rappresentanti di Russia, Ucraina e Stati Uniti ha attirato immediatamente l’attenzione globale, generando reazioni contrastanti da parte dei vari attori coinvolti.

Trump ha evidenziato la sua intenzione di porre fine al conflitto, definendolo un “bagno di sangue”, e ha chiarito che, sebbene le discussioni si terranno a Monaco, non ci saranno negoziati diretti tra lui e Putin, ma piuttosto incontri tra funzionari. Tuttavia, l’Ucraina ha prontamente smentito le affermazioni di Trump riguardo a un coinvolgimento diretto nelle trattative, sottolineando che non accetterà alcun accordo che la riguardi senza la sua presenza al tavolo.

L’incontro a Monaco e le vere intenzioni di Trump

Questa situazione solleva interrogativi su quali siano le vere intenzioni di Trump e quali possano essere le ripercussioni per la stabilità dell’Europa orientale. La questione dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO è stata al centro delle affermazioni di Trump, il quale ha sostenuto che la Russia ha sempre opposto resistenza a tale eventualità. Questa posizione è in linea con le dichiarazioni ufficiali di Mosca, che ha più volte dichiarato l’opposizione all’espansione della NATO verso est.

D’altra parte, il vicepresidente americano, J.D. Vance, ha adottato un tono decisamente più duro, avvertendo la Russia che gli Stati Uniti non esiteranno a imporre sanzioni severe e a considerare azioni militari se Mosca non mostrerà un reale impegno per un accordo di pace. Questa contraddizione nelle posizioni americane potrebbe complicare ulteriormente la situazione, creando confusione tra gli alleati e i nemici.

La reazione di Kiev e dell’Unione Europea

Vladimir Putin, dal canto suo, ha espresso il desiderio di organizzare un vertice con Trump, vedendo negli Stati Uniti il suo principale interlocutore. Tuttavia, la reazione di Kiev è stata di forte preoccupazione, con il presidente Zelensky che ha dichiarato di non essere stato felice di vedere Trump contattare il Cremlino prima di rivolgersi a lui. Questa dinamica sottolinea il delicato equilibrio che deve essere mantenuto tra i vari attori, in particolare l’Ucraina, che si sente minacciata dall’idea di essere esclusa dai negoziati.

In questo contesto, la reazione di Kaja Kallas, responsabile della politica estera dell’Unione Europea, è stata altrettanto netta. Ha avvertito che qualsiasi soluzione rapida al conflitto sarebbe un “affare sporco” che non funzionerebbe, sottolineando l’importanza di un coinvolgimento europeo significativo nei negoziati. La preoccupazione è che un accordo tra Trump e Putin possa escludere l’Europa e minacciare gli interessi strategici della regione.

La questione dell’indipendenza ucraina

La questione della partecipazione dell’Ucraina alle trattative (a Monaco e non solo) è fondamentale. Peskov ha riconosciuto che l’Ucraina “in un modo o nell’altro” parteciperà ai colloqui, ma il timore è che Mosca e Washington possano cercare di raggiungere un accordo senza il consenso di Kiev. La questione dell’indipendenza dell’Ucraina è centrale: Vance ha dichiarato che la sovranità ucraina deve essere garantita, ma le affermazioni di Trump riguardo alla NATO e alla posizione della Russia sollevano interrogativi sulla reale volontà americana di sostenere Kiev in modo adeguato.

Inoltre, l’atteggiamento di Trump nei confronti di Putin e la sua predisposizione a dialogare con il leader russo sollevano interrogativi sulla direzione futura della politica estera americana. La sua affermazione di voler riammettere la Russia al G7, nonostante l’esclusione del paese dopo l’annessione della Crimea nel 2014, potrebbe indicare un approccio più conciliatorio nei confronti di Mosca. Tuttavia, ciò potrebbe anche generare tensioni all’interno della NATO e tra gli alleati occidentali, che potrebbero percepire questa mossa come una minaccia alle loro posizioni.

Redazione

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