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Australia, sospiro di sollievo: ritrovata la capsula radioattiva smarrita

È stata ritrovata la capsula radioattiva smarrita in Australia dopo quasi una settimana di ricerche lungo un tratto autostradale di 1.400 chilometri, praticamente un tratto che da Aosta va a Reggio Calabria. Era probabilmente caduta da un camion, tra Perth e Newman, dal gigante delle miniere Rio Tinto. Ad annunciare il ritrovamento del minuscolo oggetto (sei millimetro per otto) il ministro dei Servizi, Stephen Dawson: “Se si considera l’ambito dell’area di ricerca, la localizzazione di questo oggetto è stata una sfida monumentale, i gruppi di ricerca hanno letteralmente trovato l’ago nel pagliaio”. Adesso la minuscola capsula è all’esame dei militari e sarà portata in una struttura sicura nella città di Perth.

Foto Pixabay | @Henk-S

Che cos’è

La capsula è un componente di un “misuratore di densità”, di uso comune nell’industria mineraria per misurare appunto la densità di un minerale nel materiale estratto da una miniera. Questa in particolare apparteneva alla miniera Rio Tinto di Gudai-Darri, circa 1.400 chilometri a Nordest di Perth, dove si estrae il ferro. In sostanza, giusto per capire l’enorme entità del problema e del pericolo, la capsula se viene toccata potrebbe causare gravi danni all’organismo: certamente ustioni e piaghe sulla pelle e “malesseri severi”. L’ultima volta che il misuratore è stato visto intatto era il 12 gennaio; la scomparsa del componente è stata notata il 25.

Le indagini

Da quanto emerso da indagini interni, è molto probabile che la capsula sia caduta da un camion ed è poi finita sul ciglio della strada. Ma, secondo i funzionari, è improbabile abbia contaminato l’area, per quanto ritenuta “in grado di causare pesanti danni alla salute” perché contiene cesio-137, che emette radiazioni pari a 10 raggi X all’ora. Alle persone era stato detto di stare almeno a cinque metri lontano dalla capsula nel caso la individuassero.

Foto Pixabay | @lum-box

La preoccupazione iniziale

Naturalmente, vista la potenziale pericolosità, c’era molta preoccupazione nelle parole dell’amministratore delegato della miniera, Simon Trott: “Si tratta di un oggetto così piccolo che potrebbe benissimo essersi incastrato nelle ruote di un altro veicolo”. E non è stata la prima volta che una controversia abbia visto come protagonista Rio Tinto. Nel 2022 un report sosteneva che nelle sue miniere c’erano “livelli sistemici di molestie sessuali, bullismo e razzismo”. O come quando in Serbia il governo ha ritirato la licenza concessa a Rio Tinto per una miniera di litio da 2,4 miliardi di dollari, sommersa dalle proteste degli ambientalisti. O, infine, quando nel 2020 una miniera Rio Tinto ha distrutto consapevolmente grotte vecchie di 46mila anni, sacre per gli aborigeni. Adesso il ritrovamento ha fatto tirare un sospiro di sollievo all’Australia, che aveva deciso di setacciare la zona per individuarla. Missione compiuta.

Redazione

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