Pochi giorni fa, Anonymous ha dichiarato “guerra digitale” alla Russia, promettendo di mettere in atto delle azioni con cui creare difficoltà al Cremlino. Da allora il collettivo di hacktivisti ha mantenuto la parola, dandosi da fare per rendere irraggiungibili alcuni siti governativi e svolgendo altre attività di disturbo. Per esempio ha cambiato “virtualmente” il nome dello yacht di Vladimir Putin in “FCKPTN” interferendo con il sistema che mostra le indicazioni di traffico navale. L’imbarcazione, prima nota come “Graceful”, risulta ora diretta verso l’inferno (“Hell”). Si tratta di un gesto puramente goliardico e privo di effetti concreti, ma che potrebbe comunque far perdere un po’ di tempo al governo russo.
Altre iniziative più concrete portate avanti da Anonymous riguardano l’hackeraggio del sito del governo russo, che ormai è raro trovare online. Gli hacker hanno anche portato avanti degli attacchi informatici diretti alle banche russe, al portale del ministero della Difesa e al Roskomnadzor. Anonymous ha sottolineato che queste operazioni non sono rivolte al popolo russo o ai suoi soldati, ma solo al governo di Putin e ai media e alle aziende che controlla. Il gruppo ha anche dichiarato di voler far assaggiare al presidente russo un po’ della sua medicina. Il riferimento è alle tattiche di guerra cibernetica che il governo della Russia avrebbe messo in atto per interferire nelle elezioni degli altri Paesi. L’esempio più famoso è quello delle elezioni presidenziali statunitensi del 2016. La Russia ha sempre negato queste accuse, ma Anonymous non sembra disposto a darle fiducia.
Pur volendo fare il possibile per ostacolare la Russia, Anonymous sa bene quali sono i limiti da non oltrepassare. Il gruppo ha dichiarato che non attaccherà mai infrastrutture come le centrali nucleari o i sistemi di controllo del traffico. È però impossibile essere certi che anche tutti gli altri hacker in circolazione rispetteranno questi paletti.
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