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MONDO

Alexei Navalny è stato condannato a 2 anni e 5 mesi di carcere

Alexei Navalny è stato condannato a 2 anni e 5 mesi di carcere nell’ambito del processo Yves Rocher del 2014. Per tale procedimento giuridico aveva già subito una pena sospesa di 3 anni e 5 mesi, ora commutata in detenzione reale a causa della violazione dei termini di libertà vigilata negli ultimi mesi. Dopo l’avvelenamento sul volo in Siberia, infatti, il più famoso oppositore del presidente Putin ha deciso di farsi ricoverare in un ospedale di Berlino dove ha passato il periodo di convalescenza. Il giudice ha deciso di prendere in considerazione l’anno di detenzione domiciliare già scontato per il caso Yves Rocher, e ha ridotto quindi la pena. Centinaia di manifestanti si stanno radunando nelle piazze di Mosca per protestare contro la decisione.

Navalny: “Vogliono imprigionare una persona per spaventarne milioni”

Il team di Navalny invita a una “protesta immediata a Mosca” dopo la condanna dell’oppositore. “Venite subito alla piazza del Maneggio! Il nostro Paese è piombato nella più completa illegalità, dobbiamo opporci“, si legge in un tweet postato dal Fondo anticorruzione.
Nel corso del processo, come riportato da Meduza, Navalny ha dichiarato “Chiedo il rilascio immediato per me e per tutti i prigionieri politici: questo teatrino è illegale”. “La cosa principale in tutto questo processo non è quello che sta accadendo a me. Imprigionarmi non è difficile. Ciò che conta di più è il motivo per cui questo sta accadendo. Ed è intimidire un gran numero di persone: vogliono imprigionare una persona per spaventarne milioni”. Navalny, inoltre, ha accusato ancora una volta Putin di aver tentato di ucciderlo. “C’erano Alessandro il Liberatore e Jaroslav il Saggio. Bè, ora avremo Vladimir l’Avvelenatore di Mutande“.

La presunta violazione della libertà vigilata

Navalny aveva violato la libertà vigilata perché si trovava in Germania per essere curato in seguito all’avvelenamento tramite agente nervino. Secondo l’oppositore l’evento sarebbe stato orchestrato dai servizi segreti russi. Questa tesi è supportata anche da varie ricostruzioni effettuate alla stampa negli scorsi mesi.
La richiesta della polizia russa di presentarsi per un controllo era arrivata il 28 dicembre, quando Navalny si trovava ancora in Germania. L’attivista, ancora debilitato, non era riuscito a soddisfare la richiesta. Ciò aveva spinto le autorità russe a chiedere al tribunale di convertire la condanna sospesa nei suoi confronti in una reale pena detentiva in carcere.

Il processo

Nel corso del processo di oggi, martedì 2 febbraio, gli avvocati di Navalny hanno provato a dimostrare che condizioni cliniche del loro cliente erano tali da impedirgli di prendere un aereo. L’accusa, invece, ha insistito sull’eventualità che l’oppositore avesse scelto deliberatamente di non presentarsi. Durante l’udienza, come riportato da vari corrispondenti di giornali internazionali, lo stesso Navalny avrebbe cercato di difendersi dichiarando che il giorno in cui avrebbe dovuto presentarsi alla polizia russa si trovava prima in coma e poi in terapia intensiva. La sua condizione clinica sarebbe certificata da dei documenti inviati da lui stesso “appena possibile”.

Alessandro Bolzani

Cresciuto a pane e libri, nutro da sempre una profonda passione per la scrittura e il mondo dei media. Dal 2018 sono redattore (o copywriter, come dicono quelli bravi) per alcuni grandi editori italiani occupandomi principalmente di salute e benessere, scienze e tecnologia. Nel 2019 ho debuttato come autore con il romanzo urban fantasy "I guardiani dei parchi", edito da Genesis Publishing.

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