Chi in questi anni si è abituato a viaggiare in Europa e nel mondo dovrà farsene una ragione: i voli internazionali non torneranno a un regime di normalità prima del 2023. E a stabilirlo è la Iata, International Air Transport Association, che ha base a Ginevra (Svizzera). L’ente ha diffuso nuovi dati che dimostrano come la pandemia da Coronavirus abbia stravolto il mercato del turismo. E soprattutto per quanto tempo si prevede che la situazione resterà in stagnazione.
I voli internazionali, specie su lunghe tratte, rappresentano l’area più severamente colpita del turismo internazionale: secondo gli studi della Iata serviranno anni prima che si torni a una normalità. L’ente ha analizzato la situazione e ha affermato che il processo di ritorno a un turismo internazionale affine alle abitudini degli ultimi anni potrebbe seguire due modelli.
Il primo, definito “scenario base”, prevede che i livelli di viaggio registrati nel 2019 non torneranno prima del 2023. I voli nazionali, invece, riprenderanno progressivamente da luglio. Si tratta comunque di un turismo in tono decisamente minore rispetto all’anno scorso. Si prevede che i viaggiatori del 2021 saranno comunque inferiori del 24% rispetto al 2019.
“Gli impatti della crisi sui viaggi a lungo raggio saranno molto più gravi e di durata superiore a quanto ci si aspetta dai mercati nazionali. Questo rende ancora più critici gli standard di biosicurezza concordati a livello globale per il turismo“, ha dichiarato il direttore generale e CEO della Iata, Alexandre de Juniac.
Esiste poi uno scenario ancora più pessimistico. Si tratta di quello che potrebbe accadere in caso di seconda ondata di Coronavirus a livello globale, che ritarderebbe ulteriormente la ripresa dell’industria del turismo.
La Iata ha effettuato un sondaggio secondo cui il 58% dei viaggiatori volerà solamente all’interno della sua nazione natale quando il mercato del turismo ripartirà.
“Quando la pandemia sarà sotto controllo saranno necessari stimoli da parte dei governi e incentivi dalle banche centrali. Ma ricostruire la fiducia dei viaggiatori richiederà tempo, e anche a quel punto sarà più probabile che almeno inizialmente intendano muoversi per tratte più brevi“, è stata l’analisi di de Juniac.
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