Da circa due anni il mondo dello sport sta scoprendo una realtà parallela, virtuale, che coinvolge sempre più persone e attira l’attenzione non solo degli appassionati e dei fan, ma anche di aziende e sponsor. Sono gli eSports, gli sport elettronici. Nel gergo comune si chiamano videogiochi competitivi, ma ormai la portata del fenomeno rende riduttivo questo termine. Perché questi videogiochi sono diventati delle vere e proprie discipline sportive, con giocatori professionisti (i player o gamer), team con strutture societarie al pari dei club della nostra Serie A, multinazionali che investono nel settore, eventi in streaming o dal vivo che coinvolgono decine di migliaia di persone di pubblico.
Gli eSports sono la perfetta replica, a livello virtuale, della struttura degli sport tradizionali: ma la squadra, anziché giocare fisicamente a calcio, gioca a FIFA o PES. Per il resto c’è tutto: il coach che segue i ragazzi negli allenamenti davanti al computer, il presidente del team che gestisce le sponsorizzazioni e l’ingaggio dei nuovi player, il resto dello staff che segue l’aspetto mentale, l’alimentazione e la comunicazione. Insomma, i team eSports rappresentano delle polisportive virtuali dove le discipline non si chiamano però calcio, basket o pallavolo, ma FIFA, Fortnite e Call of Duty.
Se è vero che negli eSports manca l’aspetto puramente fisico e del movimento che invece troviamo in quasi tutti gli altri sport, è anche vero che l’attenzione mediatica ed economica che stanno generando si sta avvicinando sempre di più a quella degli sport tradizionali. Non è un caso che il CIO abbia avviato un processo di riconoscimento degli eSports come discipline olimpiche, con l’obiettivo di inserire i videogiochi all’interno del programma di Parigi 2024 o (al massimo) Los Angeles 2028. Non è un caso che quasi tutte le società di calcio d’Europa abbiano creato un proprio team eSports interno, per gareggiare nelle competizioni virtuali come la eSerie A o la eWorld Cup.
Il fenomeno ormai è enorme e continua a crescere a dismisura: alcuni dubbi restano sull’opportunità di chiamarli effettivamente “sport”, ma superato questo scoglio formale è innegabile che, come forma di intrattenimento, le manifestazioni eSports stiano raggiungendo gli stessi livelli degli eventi sportivi: non è la televisione, ma Twitch a trasmettere le partite; non ci sono la corsa e il sudore, ma le dita sulla tastiera o sul joypad. Il risultato cambia poco: milioni di persone incollate agli schermi, milioni di euro in palio, agonismo e trofei. Ormai non sono più (solo) videogiochi.
Roma, 13 giugno 2025 – Il congresso nazionale di First Cisl ha confermato Riccardo Colombani…
Spettacolo (Roma). Torna l'Anlaids Charity Dinner, l'appuntamento promosso da Anlaids Lazio, guidata dal Presidente Gianluca…
Vi sono diverse situazioni nel corso della vita in cui le spese aumentano in modo…
Arte visiva e dialogo culturale alla Rotonda della Besana con la mostra “Shanghai in my…
ROMA, 06 GIU - Nel confronto social tra Donald Trump e Elon Musk, il sentiment…
Napoli, 3 giugno - L'autopsia ha rivelato quattro ferite principali e lesioni al collo. L'ex…