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ECONOMIA

USA, rischio default dal 1 giugno: cos’è il tetto del debito e perché si rischia a livello globale

Gli Stati Uniti potrebbero rischiare di andare in default, superando così il tetto del debito pubblico fissato dal Congresso Usa (che riunisce Camera e Senato). Questo provocherebbe conseguenze economiche catastrofiche nel Paese, causando, secondo la Casa Bianca, la perdita di 8 milioni di posti di lavoro e tagli drastici alla spesa pubblica, ma anche una forte agitazione a livello globale. L’economia della prima potenza mondiale potrebbe infatti crollare proprio a partire dal 1 giugno, se non si arriva a una soluzione prima di quella data.

Janet Yellen, ministro del Tesoro USA, ha affermato durante la riunione dei ministri finanziari del G7 a Niigata, in Giappone , che “anche senza arrivare al default, il rischio politico ‘calcolato’ sul tetto del debito può comportare costi economici gravi” e ha avvertito che “un default degli Stati Uniti minaccerebbe i guadagni per i quali abbiamo lavorato così duramente negli ultimi anni per riprenderci dalla pandemia e scatenerebbe una recessione globale che ci riporterebbe molto indietro“. Questa situazione “rischierebbe anche di minare la leadership economica globale degli Stati Uniti e sollevare interrogativi sulla capacità di difendere i nostri interessi di sicurezza”, ha continuato.

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Cos’è il tetto del debito USA

Il tetto del debito Usa è il limite massimo che il debito americano può raggiungere, per non andare incontro a un fallimento dell’economia.  Viene stabilito dal Congresso Usa ed è stato introdotto nel 1917, con il Second Liberty Bond Act. Andare in default significherebbe provocare danni al mercato a livello globale. Non è la prima volta che il tetto del debito rischia di essere superato, e per questo è stato aumentato o sospeso circa 80 volte dal 1960 ad oggi. Sotto la presidenza Trump il tetto è stato modificato tre volte e sono stati aggiunti 8mila miliardi. Nel 2021 il tetto del debito è stato fissato dal Congresso Usa a 31.400 miliardi di dollari.

Perché gli Stati Uniti sono in crisi

Gli Stati Uniti stanno vivendo da diversi anni una crisi interna, dovuta a diversi fattori. Vediamo quali sono le cause principali della situazione che si sta vivendo negli USA e che sta provocando parecchi cambiamenti, tra cui gravi squilibri sociali ed economici:

  • La questione etnica: con Donald Trump sono aumentate le denunce contro le discriminazioni etniche ed è cresciuto il movimento Black Lives Matter;
  • Migrazione interna;
  • Le divisioni politiche;
  • La questione delle armi: negli Stati Uniti si dibatte molto sulla regolamentazione della diffusione delle armi, causa di frequenti sparatorie e incidenti.
  • Fake news e complotti: durante l’amministrazione Trump è aumentata la diffusione di notizie sui social, ritenute poi false, ed è nato il movimento QAnon, che alimenta il culto delle teorie del complotto, come quello di una trama segreta organizzata da un presunto Deep State.

Perché una crisi degli Stati Uniti coinvolgerebbe tutto il mondo

Foto | pixabay @alexas_fotos

Una crisi economica degli Stati uniti potrebbe avere forti ripercussioni per tutti gli Stati mondiali. Dalla Seconda Guerra Mondiale, gli USA sono il Paese più potente del mondo e contribuiscono notevolmente al sostegno del commercio globale. Un tale collasso dell’economica americana scatenerebbe quindi una serie di conseguenze su tutti i Mercati del mondo.

Cosa si può fare?

Cosa si può fare? Entro il 1 giugno si può innalzare o sospendere il tetto del debito pubblico, ma l’approvazione di tale modifica non è affatto semplice da raggiungere. Per trovare una soluzione Biden, in difficoltà nello stabilire un accordo con i repubblicani, sta pensando di appellarsi al 14esimo emendamento della Costituzione: “Sto prendendo in considerazione il 14esimo emendamento, ed un uomo per cui ho un enorme rispetto, Larry Tribe, credo che sarebbe legittimo“, ha affermato. L’emendamento gli permetterebbe di ignorare in qualche modo il tetto del debito. La segretaria del Tesoro Yellen, considera il piano “non solo discutibile da un punto di vista legale, ma anche poco efficace“.

Giuliana Presti

Laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l'Università di Parma. Scrivo di cinema, cultura e attualità e amo la fotografia e la buona musica.

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