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L’impatto della crisi del gas e della guerra in Ucraina sta diventando insostenibile per il mondo dell’edilizia. Basti pensare che il costo del bitume ha subìto un aumento del 40%, il petrolio dell’80%, l’energia elettrica del 540% e il gas naturale dell’875%. Tutto ciò comporta che i costi delle materie prime e del loro trasporto siano diventati esorbitanti.
“Gli effetti si ripercuotono sulle imprese edili che, molto probabilmente, saranno costrette a chiudere i cantieri con danni economici e sociali incalcolabili”. Lo afferma Regina De Albertis, presidente di Assimpredil Ance. La situazione è, dal suo punto di vista, grave.
Perché oltre ai prezzi delle materie prime anche i prodotti e i manufatti dell’edilizia sono ormai fuori controllo, registrando un aumento di oltre il 30% negli ultimi dieci mesi. “La situazione è critica – aggiunge -. Ma le istituzioni non se ne stanno rendendo conto“. Così facendo, le date di consegna non possono essere garantite e opere non si riescono a concludere.
E tutto ciò comporta “un grandissimo rischio in un momento così grande di espansione del mercato“, afferma De Albertis. “Al Governo abbiamo chiesto, e pensavamo che nel testo del decreto Energia ci fosse, la ‘causa di forza maggiore’. Ma è stata tolta all’ultimo minuto e questa è una grave mancanza”.
Da qui le nuove richieste del mondo dell’edilizia all’esecutivo: “Il Pnrr è un’opportunità grandissima per noi e per le generazioni future. Per questo chiediamo di rivedere i tempi e gli importi a base di gara delle opere, perché non tutte si potranno fare se costano il 20/30% in più“.
Secondo la presidente di Assimpredil Ance ognuno deve fare la sua parte servono inoltre “misure per dare ossigeno e ristoro alle imprese”, oltre a una “revisione dei prezzi” con un “aggiornamento dinamico”. Infine, occorrono “misure effettive per i ridurre i costi dei carburanti”. E non misure “solo simboliche”.
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