Se alla Pre-Cop 26 di Milano al centro dell’attenzione generale c’erano soprattutto l’ambiente e i cambiamenti climatici, un altro tema rischia di diventare drammaticamente attuale in questi mesi. E come spiega senza giri di parole ‘Forbes’, si tratta di una possibile crisi energetica.
Sui mercati, infatti, i prezzi delle materie prime continuano a lievitare. Attualmente il carbone costa circa 218 dollari a tonnellata, rispetto ai 50 di un anno fa. Il petrolio, invece, nello stesso periodo è salito da meno di 40 dollari al barile a oltre 70 su tutti i listini. E il gas naturale, in un anno, si è portato da 2,50 dollari al metro cubo a oltre 5,90. Una possibile crisi energetica che ha diverse cause, a partire dal contrasto sui mercati tra Stati Uniti e Cina.
Le due superpotenze, infatti, hanno “fame di energie“. Questo è dovuto al fatto che l’economia mondiale “ha ripreso a funzionare a pieno ritmo, dopo la recessione causata della pandemia“. Serve dunque uno sforzo produttivo per sostenere le economie dei vari Paesi smaniosi di ripartire. Ma la colossale crescita delle richieste di materie prime rischia appunto di provocare una crisi energetica che tutti vogliono evitare.
Il risultato non sono solo i paventati aumenti delle bollette. Secondo Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte che ha parlato proprio con ‘Forbes’, nuovi equilibri geopolitici potrebbero risultare decisivi. “Tra il 2021 e il 2022 si assisterà a importanti cambiamenti politici in Europa. Durante questa fase gli Usa stanno ridimensionando l’importanza strategica del Mediterraneo, per dedicarsi in modo preminente al contenimento della Cina, anche da un punto di vista militare“, ha spiegato. E le conseguenze si faranno sentire anche sul fronte della crisi energetica.
“Russia e Cina probabilmente cercano di orientare il nuovo atteggiamento geopolitico dell’area verso di loro. Per facilitare il tutto, fanno pesare la loro importanza, rallentando la catena di fornitura. La Russia lo fa con il gas, la Cina non solo con la componentistica, ma anche con i fosfati, importanti per i fertilizzanti, di cui è primo esportatore mondiale e per i quali è stato bloccato l’export nel 2022. Anche per queste ragioni i livelli di scorte di gas in Europa sono su livelli molto bassi, esponendo al rischio di una crisi energetica, soprattutto se l’inverno non sarà mite“, è il monito di Cesarano.
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