ECONOMIA

Armi negli Usa, le producono anche con i tuoi soldi? Come essere sicuri di no

La sparatoria di Uvalde, in Texas, ha riportato al centro dell’attenzione del mondo un problema annoso degli Usa. Si tratta, ovviamente, dell’accesso alle armi troppo facile per la popolazione civile. Nel frattempo, però, è scoppiato un nuovo caso. Diversi cittadini, infatti, potrebbero contribuire a tale industria a loro insaputa. E a lanciare questo allarme sono autorevolissimi media a stelle e strisce.

Bisogna ricordare che, essendo una Repubblica Federale, negli Usa i 50 Stati mantengono in parte la propria sovranità, e quindi in materia di armi non esistono regole che uniformino i parametri d’acquisto. In generale, però, possono essere acquistate da privati cittadini non solo nelle armerie, ma anche in alcune aree di grandi supermercati. Il problema è che alcuni di essi, e non solo, investono anche nel settore. Ma il modo per scoprire se si contribuisce alla loro produzione e distribuzione esiste. Ecco qual è.

Armi nei fondi di investimento Usa: come scoprirlo

Ne ha parlato queste ore la ‘CNN’ in una sua inchiesta. Negli ultimi anni, grandi gestori patrimoniali come BlackRock hanno offerto agli investitori l’accesso a fondi alternativi che investono anche nella produzione di armi, non facendone però esplicito riferimento. In particolare, chi investa in un fondo statunitense indicizzato a piccola capitalizzazione ha discrete probabilità di stare anche sovvenzionando l’industria delle armi.

Foto | Pixabay | Norm_Bosworth

Due esempi citati dalla ‘CNN’ sono la già citata BlackRock e Vanguard. Nonostante offrano fondi alternativi e parlino di responsabilità sociale sulla scia delle sparatorie, sono ancora questi i due maggiori azionisti istituzionali dei due produttori di armi quotati in borsa negli Stati Uniti. Blackrock possiede circa l’8% di tutte le azioni Smith & Wesson Brands e oltre il 16% delle azioni Sturm, Ruger & Co. Ma a volte si corrono rischi anche comprando azioni apparentemente al di sopra di ogni sospetto.

È il caso, per esempio, di Walmart. Sebbene si tratti di un’apparentemente innocua catena di supermercati, il titolo WMT presente sul listino S&P 500 va a sovvenzionare l’industria delle armi per il 5% del totale delle sue azioni. E questo nonostante l’azienda abbia deciso dal 2019 di smettere di vendere generiche pistole nei suoi negozi, ma solo fucili destinati alla caccia. Proprio in quell’anno si verificò infatti una sparatoria di massa a El Paso, in Texas, proprio all’interno di un Walmart.

Foto | Pixabay | royharryman

Fortunatamente, però, esiste un modo per gli investitori americani e di tutto il mondo per capire se il proprio portafogli sta contribuendo alla produzione di armi. As You Sow, un’associazione senza scopo di lucro attiva da circa 30 anni, ha creato due database aperti al pubblico che si chiamano “Gun Free Funds” e “Weapon Free Funds”. Basta digitare il nome dei propri fondi per vedere se c’è qualche esposizione a compagnie che producono fucili, pistole o simili.

Marco Enzo Venturini

Giornalista pubblicista dal 2018, entrare nell'albo è stato contemporaneamente un traguardo e una nuova partenza di una rincorsa iniziata sei anni prima scrivendo per diverse realtà editoriali sul suolo nazionale. O forse già quando, a cinque anni, il mio gioco preferito era una vecchia macchina da scrivere di famiglia. Appassionato di politica, geografia, cinema e sport, oltre che della lingua italiana: mi piace provare a scrivere ciò che vorrei leggere.

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