CRONACA

Zone gialle: chi rischia con l’ipotesi delle nuove soglie

Le Regioni hanno proposto una soglia del 15% di occupazione di posti letto in terapia intensiva e del 20% nei reparti Covid ordinari per far scattare il passaggio da zona bianca a zona gialla. Per il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità quelle soglie sono troppo alte e si punta al 5% di occupazione in rianimazione e al 10% nei reparti di degenza. 

La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è quella finora individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30/4/2020 come soglia critica per andare immediatamente in zona rossa.

Le Regioni più a rischio con le vecchie zone

Se restassero le regole attuali, con variabili come l’indice di trasmissibilità Rt superiore a 1, oppure se i casi ogni 100mila abitanti superassero la soglia di 50, tornerebbero le limitazioni. Ovvero chiusure e coprifuoco. Uno scenario che tutti vorrebbero evitare. Naturalmente se lo consente la situazione epidemiologica.

Nell’ultima rilevazione settimanale, Sardegna e Sicilia hanno un’incidenza piuttosto alta (rispettivamente 33.2 e 31.8). Sono preoccupanti anche i dati del Veneto (26.7), del Lazio (24) e della Campania (21.7). In particolare i festeggiamenti per la vittoria di Euro 2020 sembrano aver innescato numerosi focolai. E in quattro Comuni della Sicilia e uno in Calabria sono state già introdotte delle mini zone rosse con restrizioni della durata media di una settimana.

Chi rischia con le nuove regole?

Per il momento la situazione nelle terapie intensive appare sotto controllo. La media nazionale è del 2%. Ma in alcune Regioni i numeri stanno crescendo. In base ai dati contenuti nel portale Covid del governo, a rischiare di più adesso sono le Regioni del Sud Italia. Perché hanno meno posti letto, e dunque andrebbero più facilmente in zona gialla. 

Prima tra tutte la Calabria. Qui sono occupati il 3% dei posti in rianimazione e il 6% dei reparti ordinari. Stessa situazione per quanto riguarda la Sicilia, con il 3% di posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid. 

In Toscana siamo addirittura al 4% di posti letto occupati in rianimazione. Anche nel Lazio la situazione terapie intensive con i nuovi limiti potrebbe creare problemi, visto che si trova già al 3% di occupazione, ma può contare su molti più posti letto rispetto alla Calabria.

Al 2% di occupazione nelle terapie intensive c’è poi una lunga lista di Regioni: Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Puglia e Sardegna. Sono al 5% dei posti letto occupati nei reparti ordinari: Basilicata, Campania e Sicilia. Le altre Regioni per il momento hanno numeri meno a rischio.

È necessario monitorare anche i contagi per decidere le zone

Nel medio periodo c’è poi da considerare anche l’aumento dei contagi. Che inevitabilmente si rifletterà anche sull’occupazione dei posti letto in ospedale. E quindi sul passaggio tra zone. In questo caso, nella settimana dal 12 al 19 luglio alcune grandi Regioni hanno fatto registrare notevoli passi in avanti. In particolare il Veneto, +186% di casi, e il Lazio, con un +178% di contagi. La Sardegna addirittura ha segnato un +313,5%. Ma anche in altre Regioni come la Liguria, la Toscana e l’Emilia Romagna i casi sono raddoppiati. 

Redazione

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