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Alcune decine di tassisti si sono riuniti davanti al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili mentre una delegazione delle loro rappresentanze sindacali è stata ricevuta all’interno del dicastero. “Siamo oggi in piazza per ribadire la nostra contrarietà al Ddl Concorrenza che prevede alla liberalizzazione del noleggio e quindi il dissesto del trasporto pubblico locale“, ha spiegato Luca Lamperti. “La politica si rifiuta di parlare con le categorie, con le loro rappresentanze: ciò crea un conflitto sociale che dev’essere risolto“, ha aggiunto.
“Per noi cambierebbe tutto – ha sottolineato Gianfranco Acquaviva, uno dei tassisti presenti davanti al ministero -, andrebbe tutto in mano alle multinazionali che ci renderebbero dei rider e non dei dipendenti. Sparirebbe anche il vantaggio per i cittadini. Queste multinazionali sono campionesse nell’evasione fiscale e non tutelano le fasce più deboli della popolazione, perché puntano al mercato e non al servizio pubblico e sociale“.
Infine le parole di Gianluca Mazzoleni, un altro rappresentante della categoria: “C’è concorrenza sleale. Le multinazionali utilizzano degli autisti che non hanno le licenze dei posti per cui lavorano. Bisogna far capire all’utenza che queste aziende lavorando con un algoritmo: nel momento in cui c’è poca richiesta il prezzo è un po’ più basso (rispetto ai taxi, ndr), mentre negli orari di punta i costi decuplicano. Il servizio pubblico, invece, è una garanzia“.
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Una delegazione delle rappresentanze sindacali dei tassisti è stata ricevuta al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili in merito alle novità introdotte dal Ddl Concorrenza. Al termine dell’incontro Riccardo Cacchione, Usb Taxi, ha spiegato: “C’è stata la disponibilità da parte del governo a proseguire questo incontro. Chi si assume la responsabilità di far passare il Ddl Concorrenza per quanto riguarda i tassisti ne risponderà nelle piazze“. Rosario Gallucci di Orsa Taxi ha aggiunto: “Senza lo stralcio non c’è nessun dialogo. Ci riconvocheranno, resta comunque lo sciopero del 5-6 luglio“. “Uno spiraglio si potrebbe avere“, ha concluso Ciro Langella di Uti.
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