Il 27 giugno del 1993 ci fu la strage di via dei Georgofili, a Firenze. Nelle vicinanze del Museo degli Uffizi si verificò una grande esplosione, che distrusse la Torre dei Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili, istituzione che promuove gli studi di agronomia, selvicoltura, economica e geografia agraria. L’attacco, di matrice mafiosa, causò il ferimento di 48 persone e la morte di altre cinque: Angela Maria Fiume (custode dell’Istituto), suo marito Fabrizio e le figlie Nadia (9 anni) e Caterina (2 mesi). Oltre alla famiglia perse la vita anche Dario Capolicchio, uno studente universitario di 22 anni che perse la vita all’interno di un’edificio di via dei Georgofili che prese fuoco in seguito alla detonazione.
A 30 anni di distanza, il ricordo di chi ha vissuto il tragico evento è ancora vivido, come dimostrato dalle dichiarazioni rilasciate ieri da chi ha partecipato al ricordo della strage avvenuto al cinema la Compagnia di Firenze.
“È assolutamente giusto ricordare queste cose, qui in Toscana la cultura della memoria si sente. Il ricordo è sempre vivo di quei tragici eventi, soprattutto delle povere vittime e dei familiari“, ha osservato Il colonnello Lucio Arcidiacono del Primo Reparto investigativo del Ros dei Carabinieri.
Luigi Dainelli, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime: “Per 27 anni non ho parlato di questa storia in pubblico perché c’era Giovanna Maggiani Chelli, eroica che ha sacrificato la sua vita per la verità. Ora c’è una grande confusione emotiva, ma dobbiamo portare avanti la testimonianza ai giovani, alle nuove generazioni“.
Paolo Lombardi, uno dei sopravvissuti della strage di via dei Georgofili, ha raccontato la sua esperienza : “Una roba così dopo 30 anni non si dimentica. Ho passato 4 ore della mia vita scalzo con i capelli bianchi per i calcinacci, non avvertivo dolore, non sapevo dove ero. Un amico dall’attico mi ha portato una torcia, per cui mi sono reso conto cosa c’era a casa mia. Porta blindata che volava, tutto distrutto. Quando mi chiedono se avessi sentito rumore, io rispondevo di no. Lo scoppio era avvenuto proprio lì. Seppi che era stata una bomba all’ora di pranzo del giorno dopo“.
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