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Sono arrivati fin sotto al palazzo della Regione Lombardia, con un corteo di automobili, i ristoratori che hanno manifestato a Milano per chiedere la riapertura dei loro locali, chiusi per le disposizioni anti-Covid previste dal Governo. Molti i cori contro il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, da parte dei manifestanti.
“Siamo qui perché il nostro settore sta morendo, ormai si tratta di sopravvivenza – spiegano i dimostranti -. Vogliamo riaprire come i centri commerciali. Siamo stanchi delle bugie del governo”. Durante il corteo, svoltosi in maniera pacifica, i manifestanti hanno esibito una bara di legno, “il simbolo della fine dei ristoratori”.
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Nel corso della mattinata, una delegazione di ristoratori guidata da Alfredo Zini, coordinatore del Club Imprese storiche di Confcommercio, si è invece recata in Prefettura, a Corso Monforte, chiedendo di poter riaprire. “Chiediamo che si possa riaprire i nostri locali, ma anche ristori da parte dello Stato e la garanzia della salvaguardia dei posti di lavoro. Questo è quanto chiederemo al prefetto”, le parole di Zini.
Prima di entrare in Prefettura, i dimostranti hanno consegnato due cesti di prodotti non consumati a causa delle chiusure disposte dalle norme anti-Covid, come simbolo degli sprechi avvenuti in questi mesi di pandemia a causa del rimbalzo fra l’area gialla, quella arancione e quella rossa (in cui, attualmente, si trova tutta la Lombardia, nonostante le rivendicazioni delle autorità regionali).
“Serve maggiore sostegno, servono interventi mirati – ha aggiunto Zini -. Per esempio, è necessario intervenire sul taglio delle utenze da parte delle aziende che forniscono energia. Le cancellazioni dei contratti sono in continuo aumento e penalizzano fortemente imprese gestite da semplici famiglie”.
I dimostranti sono determinati a far sentire la propria voce. “Siamo qui per protestare, con i cesti carichi di merce che abbiamo dovuto buttar via a causa della mancanza di continuità nelle regole per le aperture – dicono -. Non riusciamo più a star dietro alle zone gialle, arancioni o rosse”.
Bocciate anche le soluzioni studiate dal Governo con i vari decreti ristori: “Non coprono le spese fisse – affermano i ristoratori -. Le scadenze fiscali sono state rimandate ma non c’è chiarezza su una possibile data di riapertura. In più assistiamo a discussioni inutili ed evitabili, mentre noi abbiamo bisogno di certezze da parte delle istituzioni. Devono essere presenti. Il settore è a forte rischio, i lavoratori sono disperati e possino arrivare a prendere brutte decisioni, come chiedere i soldi agli strozzini”.
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Nel pomeriggio, invece, è andata in scena un’altra manifestazione, organizzata dal Comitato Territoriale Esercenti, che riunisce ristoratori e proprietari di discoteche di Milano e hinterland, dal nome #fatecilavorare. I manifestanti si sono ritrovati sul piazzale antistante la sede di Regione Lombardia. “Chiediamo a regione di essere il nostro megafono nei confronti del governo“, ha spiegato Paolo Peroli, portavoce della protesta, “non riusiamo più nemmeno a pagare le bollette“, continua, “le nostre attività ormai sono allo stremo“.
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