Nonostante gli ultimi anni abbiano vissuto una lunghissima emergenza sanitaria, in Italia è sempre più basso il numero dei medici. Tanto che il pericolo è che in poco tempo fin troppe strutture si ritrovino senza dottori in organico.
A denunciarlo è Anaao-Assomed, il sindacato dei medici del Servizio sanitario nazionale, che hanno anticipato il tema di cui discuteranno nel loro 25esimo Congresso nazionale. “Dal 2019 al 2021 hanno abbandonato l’ospedale circa 9.000 camici bianchi per dimissioni volontarie“, hanno fatto sapere. Ma c’è un altro dato, altrettanto preoccupante. “Nello stesso triennio sono andati in pensione circa 4.000 medici specialisti ogni anno, per un totale di 12.000 camici bianchi. Un trend che, se confermato, porterà, tra pensionamenti e licenziamenti, una perdita complessiva di 40.000 medici specialisti entro il 2024″.
Il motivo di questa diffusa decisione dei medici di abbandonare il proprio lavoro è una diretta conseguenza dell’emergenza Covid. “Il detonatore di questa crisi è stato nelle ultime settimane, ma solo in ordine di tempo“, spiegano infatti i sindacati. Che insistono, dando la colpa al “lavoro in pronto soccorso caratterizzato da altissimi livelli di stress psico-fisico per i numerosi turni di notte e nel weekend“.
“Ma condizioni di lavoro simili si ritrovano in tutti i reparti ospedalieri ed extraospedalieri“, prosegue la nota dei medici. Una professione per esercitare la quale non basta più la passione, schiacciata da “un girone dantesco con turni e orari senza limiti“. Ma si denunciano anche “rarefazione delle progressioni di carriera, burocrazia asfissiante, svilimento del ruolo professionale, aumento delle denunce legali e delle aggressioni fisiche e verbali, totale assenza di valorizzazione economica“.
“Il lavoro dei medici e dirigenti sanitari è schiacciato da numeri impietosi“, evidenzia quindi Anaao. Che aggiunge come “negli ultimi 15 anni” si sia “assistito alla chiusura continua di strutture ospedaliere, alla carenza di personale con oltre 50 mila figure sanitarie in meno rispetto ai primi anni 2000 e a un taglio di 85 mila posti letto a partire dall’inizio del nuovo secolo“. E nel mirino c’è anche la politica: “Il Pnrr è privo di progetto per l’ospedale e per i suoi medici. Tutto preso com’è a rimodernare il parco edilizio e tecnologico, rischia di catapultarci in un’economia che rischia di non consentire i necessari investimenti in sanità“, si accusa.
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