L’Italia è una Repubblica fondata su estetisti e tassisti.
Una frase che suona sicuramente come provocatoria, ma che rispecchia nel concreto l’elaborazione prodotta da Unioncamere e InfoCamere sulla base dei dati presenti nel Registro delle Imprese.
Secondo questa fotografia, il settore dell’artigianato nello Stivale ha visto un’enorme crescita numerica di professionisti operanti come estetisti, tassisti e muratori, mentre sono calati gli idraulici, i falegnami e gli elettricisti.
Lavori tradizionali che hanno avvertito un forte impatto negli ultimi anni caratterizzati dalla pandemia e che sembrano sempre più destinati a lasciare il passo soprattutto a mestieri il cui focus è la cura della persona.
Il quadro dipinto da Unioncamere e InfoCamere è molto chiaro: il settore artigiano in Italia conta poco meno di 1,3 milioni di imprese.
Un dato che porta questo comparto a rappresentare circa il 22% del tessuto produttivo del nostro Paese.
Grande attenzione viene data alla cura della persona, oltre che a quella della casa e della mobilità. Da non dimenticare neppure la cura del verde e l’offerta di servizi digitali.
Questi i segmenti che dal 2018 a oggi hanno fatto registrare i numeri più positivi, mentre sempre meno spazio viene riservato a trasportatori, elettricisti, falegnami, panettieri, servizi di lavanderia e idraulici.
Attenendosi alle cifre, il mestiere artigiano che più di tutti ha fatto segnare un importante segno più è quello degli estetisti (inclusi tatuatori e nail shop, ndr), settore che ha visto nascere 8.802 nuove imprese nell’ultimo quinquennio (+24,8%).
A seguire, a livello percentuale, quello dei tassisti: +2.339 in cinque anni (corrispondente a un +19,2%).
Numeri positivi che riguardano anche i muratori (+3.451), i serramentisti (+2.234), i giardinieri (+1.934) e gli specialisti nei servizi ICT (+1.317), ovvero tutti quei professionisti specialisti di tecnologia e che permettono di creare, immagazzinare e scambiare informazioni.
Questi sono i mestieri artigiani cresciuti maggiormente in Italia dal 2018 in poi, in un periodo storico fortemente condizionato dalla pandemia, dalla crisi energetica e dall’invasione della Russia in Ucraina.
Tre gravi emergenze globali che hanno avuto ripercussioni negative su alcuni settori artigiani, come quelli riguardanti i piccoli trasportatori (-10.784 in cinque anni), gli elettricisti (-4.281), i parrucchieri/barbieri (-4.056) e i falegnami (-3.503). In calo anche gli idraulici.
In termini percentuali, il segmento che ha subito l’impatto maggiore è stato quello delle imprese di lavanderia, diminuite del 21%, seguito poi da quello dei trasportatori, che registra un -20,6%.
Non se la passano meglio i già citati falegnami (-19%), così come i calzolai (-18,1) e i panettieri (-10,9%).
L’analisi proposta da Unioncamere e InfoCamere rende inoltre esplicito come fra le donne a essere aumentate in percentuale maggiore siano state soprattutto le tassiste (+33%), mentre i giovani si sono dedicati in special modo al settore ICT (+22,5%).
Discorso ancora diverso per gli stranieri che abitano in Italia, il cui numero è cresciuto in particolar modo tra gli estetisti: +56,9%.
Percentuali che rispecchiano il cambiamento di un Paese in cui il settore del lavoro è mutato profondamente negli ultimi anni e che sembra destinato a variare ancora nel prossimo futuro.
Le crisi climatiche continue e l’instabilità socio-politica mondiale porteranno sicuramente a nuovi colpi di scena.
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