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“Il Covid mi ha tolto tutto, ho perso casa e lavoro“. Esordisce così Vlad Agota, trentatreenne transessuale, napoletana. “So bene che oggi è difficile per tutti trovare lavoro ma per me lo è ancora di più a causa della mia transessualità – prosegue Vlad -. In questo paese purtroppo funziona così: se il tuo essere transessuale non si vede puoi lavorare, diversamente no. Prima del Covid avevo un lavoro e ci ho messo un anno e mezzo a trovarlo“.
Dopo aver perso casa e lavoro, Vlad ha passato un’intera settimana a vagare per le strade della città senza meta. Poi, ha avuto la possibilità di entrare in una sorta di programma di sostegno del comune. Ora è ospitata, fino al 30 luglio, all’interno di un Cav (Centro Antiviolenza) del comune di Napoli. “Dopo non so che fine farò – racconta Vlad -. Io vorrei solo lavorare e così mi sento parcheggiata. Il comune e lo Stato italiano dovrebbero promuovere il reinserimento sociale di persone che vivono la mia condizione“. “Le mie amiche? Si sono adeguate al sistema – conclude – e si prostituiscono. Ma io non posso pensare che sia questa l’unica alternativa“.
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