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“Il ricordo dell’alluvione rimanda a uno dei momenti più drammatici per la Toscana. Sono passati 55 anni, ma il quadro idrogeologico continua a interessare il territorio e i piani di intervento sono costantemente aggiornati“. Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, è intervenuto in conferenza stampa a Firenze, nella sede della Giunta, per fare il punto della situazione.
“Ricordiamo che a Firenze, il 4 novembre del 1966, l’Arno arrivò a 4300 metri cubi al secondo di acqua. A fronte di un Ponte Vecchio che riusciva allora a farne passare 2500. Con gli interventi che sono stati fatti, è stato superato il rischio da un punto di vista dell’alluvione? Sicuramente è di gran lunga diminuito. Ma non superato, se arrivasse un’alluvione di quella entità“, ha sottolineato Giani.
“Noi dobbiamo continuare a lavorare. E questo lo facciamo con le autorità competenti a livello nazionale. Abbiamo chiesto progetti di intervento che riguardano tutta la Regione Toscana, non solo Firenze e l’Arno – ha illustrato Giani –. La possibilità è quella di arrivare a 534 milioni di investimenti in opere di difesa del suolo da qui al 2026. Sono opere che, a questo punto, diventano davvero prioritarie“.
“Per quanto riguarda l’Arno, sappiamo che la catastrofe del 4 novembre 1966, 55 anni fa, originò l’organizzazione della Protezione civile – ha ricordato Giani –. La prima legge organica di Protezione civile, nel 1970, cita proprio nella sua organizzazione le calamità naturali dell’alluvione di Firenze e del terremoto del Belice del 1968. Sull’Arno abbiamo visto quanto sono importanti questi interventi“.
Giani ha quindi concluso evidenziando i problemi e soprattutto i pericoli che attanagliano Firenze e il resto della Toscana. “Noi sappiamo che abbiamo un reticolato idrogeologico particolarmente delicato. E che questo deve essere costantemente manutenuto. Una media di 100 milioni all’anno sono spesi per interventi sull’assetto dei fiumi della nostra Regione“, ha spiegato.
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