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“Serve coerenza, vogliamo chiarezza, chiediamo al presidente Cirio di prendere posizione per avere più organici, meno alunni per classe, dire no ai licenziamenti e perorare la causa del concorso riservato ai precari”. Così Giulia Bertelli, rappresentante di Cub Scuola, ha spiegato i motivi della manifestazione svoltasi nella mattinata di giovedì in Piazza Castello a Torino, davanti alla sede della Regione Piemonte.
La prima questione sollevata dai manifestanti nei confronti delle istituzioni riguarda il numero di alunni per classe: “Per tornare in aula a settembre serve rimodulare il numero di alunni nelle classi entranti – ha dichiarato la referente del sindacato di base –: se non viene ridotto a quindici ci sarà una turnazione, metà ragazzi a casa metà in classe. Questo non è il modo giusto di fare didattica”.
Una situazione che, secondo Bertelli, avrà inevitabili conseguenze anche sull’organico a disposizione delle scuole: “Ci sono molti docenti che stanno andando in sovrannumero: senza la riduzione del numero di alunni per classe molti insegnanti perderanno il loro posto e non ci saranno nuove assunzioni in numero adeguato per aprire le scuole in sicurezza“.
Alle questioni principali si legano temi consequenziali, secondo quanto dichiara Giulia Bertelli: “Stiamo assistendo a una bagarre istituzionale sul concorso per la scuola superiore che non vedrà il suo compimento entro un tempo dato perché ci si è incaponiti sul fatto che non ci possa essere stabilizzazione del personale dopo 36 mesi. A questo proposito vorrei dire che sarebbe possibile farla: nel resto d’Europa chi insegna per 36 mesi viene stabilizzato, mentre in Italia i colleghi che superano questo termine fanno causa allo Stato per avere un risarcimento. Forse, a livello economico, conviene più che il personale in questione venga assunto”.
“Poi c’è la questione del licenziamento di decine di insegnanti con diploma magistrale – aggiunge la rappresentante di Cub Scuola -, che colpirà inevitabilmente anche la continuità didattica: nelle aziende c’è stato un decreto che ha bloccato i licenziamenti per cinque mesi, per gli insegnanti questo non è avvenuto”.
Anche la didattica a distanza non ha affatto convinto i manifestanti, che puntano il dito contro il governo: “C’è stato un forte investimento che si è perso nel tempo – chiosa Giulia Bertelli –: i device sono arrivati adesso e i ragazzini che non avevano la possibilità di avere già a casa dei supporti hanno subito un danno dal punto di vista dell’istruzione. Il 30% degli alunni è rimasto fuori dalla didattica a distanza, dimostrazione che non si tratta di un sistema vincente”.
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