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“La seconda ondata non è ancora finita, mi piacerebbe vederne la fine ma ancora no. La risalita è un campanello d’allarme, il rischio è di ritrovarci come in Inghilterra. Dobbiamo capire quale sarà il trend. Vediamo se si mantiene con una crescita come nel Regno Unito o se si stabilizzerà, è difficile farne una previsione. È un segnale d’allarme che merita la massima attenzione. Lockdown? Se dovessimo avere un trend verticale come lì non ci saranno alternative a un lockdown generalizzato“. Così Paolo Grossi, del Cts della Lombardia e direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale di Circolo di Varese.
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“Abbiamo deciso di posticipare di due settimane l’inizio della scuola per gli studenti delle superiori, perché tra i 14 e i 24 anni anche nel corso della precedente ondata si è visto essere la quota maggiormente interessata che ha comportato un numero di diffusioni famigliari. Però non è la scuola, che di per sé è un ambiente sicuro, ma tutta la socialità a monte e a valle della scuola. Abito a Varese in una via con scuole e licei, vedo gruppi folti senza mascherina. Quello che potenzialmente è un rischio per i contagi è la socialità più che comprensibile dei ragazzi di quella fascia di età che dentro gli edifici scolastici rispettano le regole ma fuori no”. Così sempre Paolo Grossi, del Cts della Lombardia e direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale di Circolo di Varese.
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