Zona rossa per limitare la diffusione della peste suina. A Roma si torna quindi a parlare di epidemia, ma questa volta per maiali e cinghiali. Di pericolo per l’uomo, infatti, non ce n’è. Il virus non attacca l’essere umano, il quale può però diventare veicolo di trasmissione per altri animali. Il tasso di mortalità è del 90%. Tanto che Confagricoltura Piemonte, regione dove a gennaio è stato rinvenuto il primo caso italiano, teme già che possa venire danneggiata l’intera produzione italiana di insaccati e di prodotti Dop. In questo momento l’unica risposta che si può dare è l’abbattimento preventivo nelle aree dove sono state rinvenute le carcasse di cinghiali infetti. Proviamo a capire meglio cosa sta accadendo.
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha firmato un’ordinanza per l’istituzione di una zona rossa a Roma contro i cinghiali. L’area si trova all’interno del Grande Raccordo Anulare. Comprende anche parti del parco dell’Insugherata, del Parco di Veio, del Parco del Pineto e della Riserva di Monte Mario. L’obiettivo è, appunto, quello di contenere il diffondersi del virus della peste suina tra i cinghiali. Entro questi confini è attiva una sorveglianza da parte degli Enti di gestione dei parchi, dei Servizi veterinari e delle Asl, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale. Si procede quindi al campionamento dei cinghiali sospetti e allo smaltimento delle carcasse secondo procedure di massima sicurezza.
Oltre a queste misure, chi si trova a passare da quelle parti non potrà in alcun modo avvicinare o dare da mangiare ai cinghiali, non potrà organizzare o partecipare a eventi all’aperto, fossero anche solo pic-nic, e troverà i cassonetti recintati per prevenire l’arrivo degli animali. Saranno infine controllati anche i suini presenti nelle aziende e i cosiddetti pet pigs, ovvero i maiali da compagnia. Campionamenti e controlli saranno effettuati anche nella più estesa “zona di attenzione”, che arriva a comprendere tutto il territorio dell’ASL di Roma 1, a ovest del Tevere.
Al momento, come si diceva, non esiste nessun rischio per la nostra salute. Nemmeno se si lavora a stretto contatto con suini. Detto questo, l’uomo gioca un ruolo importante nella diffusione del virus, che può trasmettersi da un animale all’altro anche attraverso dei vestiti o degli oggetti infetti. Quindi, chi lavora in ambito agricolo dovrebbe cambiarsi spesso gli indumenti o non introdurre nuovi animali in azienda senza che prima abbiano ricevuto tutti i controlli necessari.
Anche se non si lavora a contatto con gli animali, ma si è semplici turisti o persone che abitano da quelle parti, ci saranno alcuni comportamenti che bisognerà osservare per evitare di contribuire alla diffusione del virus.
Non portare con te carni o salumi di suino non certificati.
Smaltire gli avanzi di carne e salumi di suino in contenitori chiusi.
Se ci imbatte in una carcassa di cinghiale o maiale, avvisare subito la Asl o i Carabinieri forestali.
Evitare, in generale, il contatto con gli animali selvatici.
Non dare da mangiare ai cinghiali.
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