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CRONACA

AstraZeneca, l’ispezione del Governo: ferme 29 milioni di dosi ad Anagni

Sono milioni le dosi di vaccino AstraZeneca custodite allo stabilimento Catalent di Anagni, nella Città Metropolitana di Roma. Alcune di esse, però, non era previsto che fossero lì. E quelle ferme in maniera ingiustificata pare ammontino addirittura a 29 milioni. Se n’è accorta l’Europa, lo hanno verificato anche i Carabinieri del Nas. Che infatti hanno bloccato due lotti e ne hanno ordinato il ritorno in Belgio. Il sospetto è quello di eventuali esportazioni da parte della società farmaceutica anglo-svedese fuori dall’Ue.

Lo stabilimento di Anagni e i “conti che non tornavano” all’Europa

I fatti di Anagni, come spiega l’Ansa, si collocano sullo sfondo delle “forti inadempienze” da parte di AstraZeneca e denunciate dall’Europa: “di 120 milioni di dosi” che avrebbe dovuto consegnare nel primo trimestre secondo il contratto, ha “tagliato a 30 milioni, ma non è nemmeno vicino a questa cifra“. Nel frattempo sono però emersi i dettagli di ciò che i Nas avrebbero trovato nello stabilimento italiano, trovando conferma sulle già citate inadempienze del colosso farmaceutico.

Sempre l’Ansa spiega che, a partire dagli ormai famigerati “lotti che non tornavano nei conti della Commissione europea” si è scoperto ciò che avveniva allo stabilimento della Catalent di Anagni. Qui da settembre si infialano i vaccini AstraZeneca al ritmo di 5-6 milioni di dosi. Ma ce ne sarebbero state – secondo i sospetti – 29 milioni ferme.

La richiesta della task force, la precisazione di AstraZeneca

Il presidente del Consiglio Mario Draghi in persona mercoledì pomeriggio aveva spiegato con abbondanza di dettagli ciò che è successo. Lo aveva fatto intervenendo in una replica alla Camera dei deputati. Una ricostruzione minuziosa, dalla telefonata della Commissione europea all’ispezione ordinata al ministro Speranza e immediatamente partita. Due dei lotti di AstraZeneca bloccati ad Anagni “sono partiti oggi per il Belgio, alla casa madre. Da dove andranno da lì non so. Intanto la sorveglianza continua per i lotti rimanenti“, aveva quindi aggiunto il Premier.

L’incarico di ispezionare i carichi è stato affidato ai militari del Nucleo Antisofisticazione. Ma nel frattempo la task force della Commissione europea non si è certo fermata. Prima, infatti, ha invocato ancora una volta “l’importanza della piena trasparenza sul numero di dosi che vengono prodotte nei siti europei di AstraZeneca“. Successivamente ha chiesto conferme “sull’esatta provenienza dei lotti individuati ad Anagni“. E intanto la casa farmaceutica spiega che nello stesso stabilimento ci sono “altre 16 milioni di dosi di vaccino in attesa del rilascio del controllo di qualità e destinate all’Europa. Quasi 10 milioni di dosi saranno consegnate ai Paesi dell’Ue durante l’ultima settimana di marzo, il saldo ad aprile, poiché le dosi sono state approvate per il rilascio dopo il controllo di qualità“.

Bonelli: “Fatto inaccettabile. Mercato vaccini è insulto a vita”

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Sulla questione si è espresso anche Angelo Bonelli, il leader dei Verdi. “Bisogna fermare questo ignobile mercato dei vaccini. Oggi al Consiglio europeo, l’Europa deve dire una cosa chiara: stop all’uso dei brevetti perché le vaccinazione vanno garantite a tutti noi e ai paesi poveri. Quello che è accaduto ad Anagni con AstraZeneca è un fatto inaccettabile. Il mercato dei vaccini è un insulto alla vita a coloro che si stanno battendo contro il Covid“, ha dichiarato fuori da Montecitorio.

Anagni, Mollicone: “I vaccini nascosti devono essere destinati all’Italia”

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La vicenda di Anagni la consideriamo assurda. I vaccini nascosti da un’azienda italiana, riteniamo che debbano essere destinati alla nazione che li ospita. Rivendichiamo un sano sovranismo per la tutela dei nostri cittadini. È giusto interrompere la geopolitica dei vaccini“. Così il deputato di FdI, Federico Mollicone, fuori Montecitorio.

Marco Enzo Venturini

Giornalista pubblicista dal 2018, entrare nell'albo è stato contemporaneamente un traguardo e una nuova partenza di una rincorsa iniziata sei anni prima scrivendo per diverse realtà editoriali sul suolo nazionale. O forse già quando, a cinque anni, il mio gioco preferito era una vecchia macchina da scrivere di famiglia. Appassionato di politica, geografia, cinema e sport, oltre che della lingua italiana: mi piace provare a scrivere ciò che vorrei leggere.

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