TECNOLOGIA

Netflix, dopo il crollo in Borsa arrivano le contromisure: ecco come cambierà

Un tonfo di questa portata non se lo sarebbe aspettato davvero nessuno. La prima vera crisi di Netflix dal 2011 è stata decisamente più pesante di quanto fosse anche solo lontanamente prevedibile. Il calo di 200mila abbonamenti registrato nel primo trimestre del 2022, infatti, ha fatto letteralmente crollare il titolo a Wall Street. Se nelle trattative afterhours il colosso dello streaming aveva perso il 25%, in quelle ufficiali ha ceduto addirittura il 35,12% a 226,19 dollari, con la capitalizzazione scesa sotto i 100 miliardi.

A preoccupare gli investitori, ancora più del primo vero calo nel numero di utenti abbonati al servizio di streaming, c’è la previsione, tutt’altro che rosea, arrivata proprio da Scotts Valley. Lo stesso gruppo di videostreaming, che dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina ha deciso di sospendere il servizio in Russia e rinunciare a circa 700mila iscritti, si aspetta un ulteriore calo di 2 milioni di iscritti nel trimestre in corso.

Come cambia Netflix

Per fare fronte a questo momento difficile, che rischia di minare ulteriormente la fiducia degli investitori, Netflix sta già pensando a una serie di contromisure, che potrebbero entrare in vigore già a partire dalle prossime settimane. La prima nota dolente riguarda, senza dubbio, il fenomeno delle password condivise. A parlare del problema è stata la stessa Netflix che, nella lettera trimestrale agli azionisti, ha anticipato come stia per arrivare una stretta globale sulla condivisione delle password, che permette l’utilizzo del servizio anche senza pagare l’abbonamento.

Secondo alcune stime, sarebbero addirittura 100 milioni gli utenti che utilizzano Netflix ricorrendo all’account sottoscritto da un proprio amico o famigliare. Almeno in una prima fase, complice anche il costante aumento degli iscritti, la società di Reed Hastings aveva sempre chiuso un occhio su questa condotta, preferendo non continuare ad aumentare il costo del servizio e non introdurre misure troppo restrittive per i propri iscritti. Ora, però, il fatto che quasi un terzo dei fruitori del sevizio di streaming non paghi l’abbonamento è diventato un problema che non può più essere rimandato e che va affrontato una volta per tutte. Al momento, comunque, Netflix non ha ancora reso noto come intenda intervenire.

Piccolo spazio pubblicità

Potersi gustare un film o una serie Tv senza interruzioni pubblicitarie è un lusso che, fino a questo momento, potevano garantire ben pochi servizi di streaming. Tra questi c’era, appunto, Netflix. Anche in questo caso, però, lo scenario potrebbe cambiare molto presto nonostante lo stesso Hastings, nelle scorse settimane, abbia voluto rassicurare gli utenti. “Coloro che seguono Netflix sanno che sono contro la complessità della pubblicità e a favore della semplicità dell’abbonamento. Ma sono ancora più un fan di una scelta più ampia per i consumatori“, le sue parole alla stampa.

Dopo il tonfo in Borsa di ieri, la perdita del potere d’acquisto per effetto dell’inflazione potrebbe però avere modificato le priorità della spesa. Non è un caso che, con il diffondersi di queste voci, anche concorrenti del calibro di Disney e Amazon abbiano registrato rispettivamente un meno 5,5% e meno 2,6% nelle contrattazioni di Wall Street.

Nonostante qualcuno abbia già gridato alla crisi dello streaming e, addirittura, abbia messo in dubbio il futuro di Netflix, va detto che la situazione economica della società di Scotts Valley è tutt’altro che preoccupante. Netflix, infatti, ha realizzato un fatturato di 7,9 miliardi di dollari da gennaio a marzo, quasi il 10% in più rispetto al primo trimestre 2021, grazie al fatto che, comunque, gli abbonati sono saliti del 6,7% su base annua e i prezzi sono aumentati. Infine, il calo dell’utile netto da 1,7 a 1,6 miliardi, che ha fatto drizzare le antenne agli analisti del settore, potrebbe essere legato “solo” al maggior impegno nelle produzioni.

Luca Servadei

Nato a Bergamo, classe 1990. Cresciuto a pane e sport, ho avuto la fortuna di fare della mia passione una professione. Coordino team editoriali per forniture in outsourcing per grandi editori nazionali su temi di stretta attualità. Sono convinto che "fare il giornalista sia sempre meglio che lavorare".

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