Oltre un anno fa, nel settembre 2020, Netflix ha dovuto affrontare uno degli “scandali” più significativi fino ad oggi. Infatti, la piattaforma di streaming più famosa al mondo in quel periodo ha dovuto combattere contro le polemiche relative al film “Cuties” (conosciuto anche con il titolo “Mignonnes“) della regista Maïmouna Doucouré. Molti hanno accusato la pellicola di ipersessualizare le adolescenti, nonostante il suo obiettivo fosse esattamente opposto. Il film, infatti, è stato pensato dalla regista proprio per denunciare questo tipo di comportamenti.
Netflix è finita nell’occhio del ciclone a causa del poster realizzato per promuovere il film, di cui la piattaforma a ha acquisito i diritti mondiali a seguito della premiere al Sundace Film Festival. Il poster mostrava le giovanissime attrici protagoniste del film in pose provocanti, in pantaloncini e crop top.
La polemica è stata praticamente immediata. Su Twitter l’hashtag #CancelNetflix è andato subito in tendenza. Ma non solo. In quel periodo è stata anche lanciata una petizione su Change.org, con oltre 40mila firme, per chiedere la rimozione del film della piattaforma.
Netflix si è poi scusata per il poster, tramite un comunicato stampa: “Siamo profondamente dispiaciuti per il poster inappropriato che abbiamo usato per Mignonnes. Non era corretto né era rappresentativo di questo film francese presentato in anteprima al Sundace. Ora abbiamo aggiornato le immagini e la descrizione“.
Il film, quindi, è rimasto sulla piattaforma. Inoltre, secondo quanto emerso da alcuni report, Netflix avrebbe manipolato il proprio algoritmo di ricerca per sedare le polemiche, riducendo la visibilità di “Cuties” sul proprio catalogo. Secondo quanto riportato da The Verge, ad esempio, la piattaforma avrebbe rimosso la pellicola dalle categorie “coming soon” e “popular searches”. Inoltre, lo avrebbe anche escluso dalle ricerche con la parole “cute”. Infine, Netflix avrebbe modificato il suo algoritmo di ricerca in modo che le ricerche con il termine “cuties” escludano i titoli considerati “sessuali/piccanti”, così come quelli destinati ai bambini.
L’obiettivo della piattaforma, secondo quanto emerso, era quello di manipolare il suo algoritmo per “ridurre al minimo la copertura stampa” sul poster del film.
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