Nello stesso giorno in cui la Crew Dragon si è agganciata con successo alla Iss, il lancio del razzo Vega non è andato a buon fine. Otto minuti dopo essere partito dalla base europea di Kourou, nella Guyana Francese, il vettore ha iniziato a seguire una traiettoria diversa da quella prevista. Le prime ricostruzioni dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e di Arianespace indicano che il problema sarebbe stato causato dal quarto stadio del razzo (noto come Avum). “A circa 8 minuti dal decollo, dopo il completamento nominale della propulsione del primo, secondo e terzo stadio e la prima accensione del motore del quarto stadio, si è verificata un’anomalia che ha provocato una deviazione della traiettoria del lanciatore, con la conseguente conclusione prematura della missione”, si legge nel comunicato stampa di Avio, l’azienda aerospaziale italiana che ha creato Vega.
A bordo di Vega c’erano due satelliti: SEOSAT/INGENIO e TARANIS. Entrambi sono andati perduti a causa del lancio fallimentare. SEOSAT/INGENIO era un ambizioso progetto del ministero della Scienza e dell’Innovazione spagnolo. Era il primo satellite ottico spagnolo e avrebbe dovuto osservare dallo spazio la Spagna, l’Europa, l’America Latina e il Nord Africa. TARANIS, invece, era di proprietà dell’agenzia spaziale francese CNES.
Non è la prima volta in cui succede qualcosa di simile. Nel luglio 2019 Vega fallì un altro lancio e rimase a terra per più di un anno. Il suo ritorno in orbita, avvenuto con successo il 2 settembre, aveva fatto ben sperare, ma ora questo secondo passo falso potrebbe avere delle pesanti ripercussioni politiche ed economiche sull’intera industria spaziale italiana. I primi segnali non sono incoraggianti: le quotazioni in borsa di Avio sono scese di oltre il 15,3%. Tutto ciò si potrebbe ripercuotere negativamente sulla chance dell’Italia di guidare l’Esa da giugno 2021 in poi.
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