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TECNOLOGIA

Facebook diventa Meta: quando le aziende fanno rebranding

Addio Facebook, benvenuto Meta. Come annunciato nei giorni scorsi, il celebre social network ha cambiato nome, subendo un rebranding aziendale. “Siamo all’inizio del prossimo capitolo di internet e del prossimo capitolo della nostra società“, ha affermato Zuckerberg.

Il nuovo nome punta a catturare al meglio la realtà di Facebook, che include Instagram, Messenger, Quest VR, la piattaforma Horizon VR e altro. “Siamo visti come un social media ma nel nostro dna siamo una società che costruisce tecnologia per connettere le persone. Mi auguro che nel tempo saremo visti come una società di metaverso“, ha messo in evidenza Zuckerberg, prevedendo che proprio il metaverso raggiungerà un miliardo di persone nel prossimo decennio. Sarà un posto dove la gente potrà interagire, lavorare e creare prodotti e contenuti in un nuovo ecosistema che potrebbe creare milioni di posti di lavoro per i creatori.

Facebook cambia nome dopo le polemiche

 

L’annuncio come primo effetto ha avuto quello di mettere le ali ai titoli della società di Zuckerberg in Borsa, dove è arrivata a guadagnare il 4,3%. La svolta di Facebook arriva mentre la società è alle prese con quella che secondo molti è la peggiore crisi della sua storia. Le rivelazioni dei Facebook Papers, migliaia di pagine di documenti interni pubblicati, ha scatenato una pioggia di polemiche, alimentate dalle rivelazioni di ex dipendenti. Tra questi, a destare maggiore scalpore è stata l’ex manager Frances Haugen, che ha sottolineato come il social metta al primo posto il profitto, rispetto al benessere degli utenti.

Cos’è e come funziona il rebranding

Il rebranding indica un processo di marketing che coinvolge un cambiamento parziale o totale dell’identità di un brand. Non si tratta solo di andare a modificare il logo o i colori, ma fornire una percezione diversa del marchio agli occhi dei consumatori.

Ci sono diversi motivi che spingono un’azienda a cambiare la propria identità. Tra i principali, quello di modificare i propri valori o la percezione di essi agli occhi del consumatore. Questo può avvenire o per dare maggiore risalto a un brand troppo debole o poco distintivo, oppure per cancellare un’immagine negativa del brand. È molto importante che il processo di rebranding venga comunicato in maniera corretta, per non andare a creare confusione nella mente del consumatore.

Quando le aziende cambiano nome

La storia recente è piena di esempi di rebranding famosi.

Uno su tutti, McDonald’s. La famosa catena di fast food ha registrato un successo senza precedenti, con filiali aperte in tutto il mondo. Con il passare del tempo però, l’immagine dell’azienda era sempre più percepita come poco salutare, caratterizzata da cibo a basso costo e nocivo per la salute. Una reputazione negativa che si è accentuata dopo l’uscita del documentario nel 2004 “Supersize me”.
Con la brand reputation ai minimi storici, McDonald’s ha optato per un cambio di rotta ( e di immagine). Il canonico colore rosso associato al marchio è diventato verde, a sottolineare l’andamento più green dell’azienda. La catena, non solo ha introdotto diversi piatti considerati più salutari, come le insalate, ma ha instaurato collaborazioni con aziende locali, oltre a segnalare l’ammontare di calorie su ogni prodotto.

L’azienda Nissan è andata oltre il semplice rebranding: oltre a cambiare logo ha cambiato completamente nome. La casa automobilistica giapponese infatti, si chiamava all’inizio Datsun: acronimo che univa le iniziali dei fondatori con la parola “sun” a indicare il Sol Levante. Nissan è invece l’abbreviazione di Nihon Sangyo, la holding di cui l’azienda faceva parte. Con la campagna “The name is Nissan” furono presentati al mondo il nuovo naming e il nuovo logo, che furono resi più snelli e facili da ricordare. Nel tempo, il marchio Nissan ha perso lo sfondo rosso e blu a favore dell’argento.

 

Apple è un altro dei brand che non può mancare in una lista dei migliori esempi di rebranding. Steve Jobs si è fatto carico dell’azienda nel 1997 e Apple ha cominciato ad emergere tra i consumatori. L’immagine di minimalismo e modernità dei suoi prodotti e le relative campagne sono state l’asso portante dell’innovazione. Il brand ha cambiato il nome da Apple Computer a Apple, cosa che ha aiutato a far crescere la quota di mercato. Così ha potuto inglobare anche altri apparati tecnologici, come iPad, e iPhone.

Giulia Martensini

Classe '89, sono laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale e mi occupo da diversi anni di redazione di contenuti per l'online e articoli in ottica SEO. Nata a Brescia, ho vissuto a Parma e Milano con una parentesi di 10 mesi a Salamanca. Lettrice accanita ed ex attivista di Greenpeace Italia, scrivo soprattutto di attualità, sostenibilità e cultura.

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