Le strade e le piazze d’Italia si preparano a dire addio a un’icona capace di segnare oltre settant’anni della Storia del Paese: le cabine telefoniche.
A seguito di una consultazione pubblica che ha trovato d’accordo la maggior parte degli operatori, l’Agcom nelle scorse ore ha stabilito che Tim non ha più alcun obbligo a garantire il servizio pubblico e può iniziare a rimuovere le proprie postazioni.
Ciò significa che, gradualmente, nei prossimi anni verranno rimosse quelle circa 17.000 cabine telefoniche ancora presenti nelle città italiane, mentre a non essere toccate saranno le postazioni che si trovano negli ospedali, nelle carceri e nelle caserme, oltre a quelle poste nei luoghi in cui la rete mobile non trova copertura (i rifugi di montagna, per esempio).
Postazioni che svolgono ancora una funzione sociale, a differenza di quelle cabine disseminate per strade e piazze del Paese, ormai praticamente inutilizzate.
Cabine telefoniche, un’icona italiana
Per la stragrande maggioranza della popolazione italiana che ancora oggi abita la penisola, le cabine telefoniche rappresentano una vera e propria icona della Storia del nostro Paese.
Un simbolo di libertà, modernizzazione, socialità.
Un luogo in cui mettersi in contatto con familiari e conoscenti lontani da casa. Una finestra sul Mondo.
Dalla comparsa della prima cabina negli anni Cinquanta del Novecento fino all’avvento dei telefoni cellulari, le cabine telefoniche hanno rappresentato davvero tutto ciò per il popolo italiano, da sempre legato sentimentalmente a un piccolo luogo destinato ora a sparire forse per sempre.
Gettoni e carte telefoniche da utilizzare in cabina sono diventati ormai da anni preziosi oggetti da collezione.
Le foto che immortalano vecchie telefonate direttamente dalle piazze o dalle strade di una città, il ricordo nostalgico e sbiadito di un passato lontano.

Nascita e sviluppo
La prima cabina telefonica pubblica in Italia fu installata il 10 febbraio 1952 a Milano.
Fu esattamente in quel giorno che la concessionaria nazionale Stipel pose la sua prima cabina in Piazza San Babila, dando così avvio a un processo che in poco tempo avrebbe portato alla comparsa di migliaia di cabine in tutto lo Stivale.
Una novità rivoluzionaria se pensiamo che fino a quel momento i telefoni pubblici esistevano soltanto all’interno di edicole, bar e ristoranti, o nei cosiddetti PTP, i Posti Telefonici Pubblici.
La comparsa delle prime cabine pubbliche avvicinò così l’Italia a Inghilterra e Stati Uniti d’America, dove questo tipo di postazioni cittadine era stato inaugurato già nel primo decennio del Novecento.
A produrle fu la ditta Publicab e la struttura consisteva in un prefabbricato in vetro e metallo (o a volte legno), all’interno del quale spiccava un apparecchio telefonico da utilizzare per mezzo dell’inserimento di monete, gettoni (soprattutto dal 1959) o schede telefoniche (dal 1976).
Apparecchi che negli anni hanno cambiato spesso versione, passando dai primi telefoni con combinatore a disco a quelli a tastiera, dai telefoni U+I (urbane più interurbane) ai G+M (gettoni e monete), dall’appariscente Rotor (del 1989) al più moderno e tecnologico Digito (del 2002), il primo a permettere di pagare una telefonata in cabina utilizzando degli euro.
Fino ad arrivare addirittura al primo impianto telefonico pubblico dotato di touch screen e connessione a internet, sperimentato per la prima volta a Torino nel 2012, con l’obiettivo di dare la possibilità ai cittadini di telefonare, inviare sms ed e-mail e usare diverse applicazioni direttamente da una cabina telefonica.

Anni d’oro e declino
Gli anni d’oro delle cabine telefoniche in Italia sono stati senza ombra di dubbio i Settanta e gli Ottanta del Novecento.
Decenni in cui queste strutture di comunicazione hanno iniziato a comparire in larga scala in tutto il Paese (a un certo punto negli anni si sono superate le 100.000 unità, ndr).
Famosissimi divennero gli slogan della Sip, i quali puntavano tutto sul concetto di comunità come contrasto alla solitudine (es: “Non sei mai solo quando sei vicino a un telefono”).
Numerose le trasformazioni, alcune delle quali riguardanti anche la forma.
Dalle classiche cabine rettangolari in vetro, simili a una lunga scatola, si passò a quelle che possono essere paragonate a dei chioschi aperti, sicuramente più accessibili per i soggetti portatori di handicap.
Trasformazioni condizionate direttamente dal cambio dei tempi.
La storia delle cabine telefoniche ha sempre seguito, infatti, la Storia d’Italia.
Il declino di queste postazioni dall’inizio degli anni duemila ne è l’ultimo esempio.
La diffusione nel Paese dei telefoni cellulari e della nuova modalità di comunicazione ha portato al graduale abbandono delle cabine telefoniche pubbliche da parte dei cittadini, ormai abituatisi a poter disporre in ogni luogo di un piccolo apparecchio telefonico portatile, da tenere comodamente in tasca.
È così che dal 2009 la Telecom (concessionaria subentrata negli anni) ha iniziato a smantellare gli impianti di telefonia pubblica ormai inutilizzati ed è così che ora continuerà a fare la Tim.
Dove queste cabine non spariranno mai, però, è nella mente degli italiani. Un luogo in cui la loro immagine susciterà sempre ricordi e nostalgia.