SPORT

MotoGP, tegola per Iannone: il Tas lo squalifica per 4 anni

Quattro anni di sospensione per Andrea Iannone, colpevole di aver assunto sostanze dopanti: il drostanolone. Il Tas di Losanna ha confermato (e anzi inasprito) la precedente decisione presa dalla Federazione internazionale di motociclismo, che lo aveva squalificato per 18 mesi, e ha accolto la tesi della Wada, l’agenzia antidoping. Il pilota di Vasto, 31 anni, non potrà più correre in moto fino al 17 dicembre del 2023: un arco di tempo così ampio da far pensare che ormai la sua carriera sia finita. Iannone è distrutto: “Il giorno più brutto della mia vita”.

Come è cominciato l’incubo per Iannone

Iannone, che lo scorso anno correva in MotoGP con l’Aprilia, era stato trovato positivo ad un controllo anti-doping del 3 novembre 2019, durante il finesettimana dedicato alla gara malese di Sepang. Si era difeso sostenendo di aver mangiato della carne adulterata nel ristorante dell’albergo dove era ospitato insieme alla sua squadra. Ma, secondo il tribunale sportivo svizzero, non avrebbe fornito elementi sufficienti per provare questa tesi. “Dicono che lui abbia preso degli anabolizzanti per rimediare al dolore causato da una brutta caduta a Misano in settembre: è la prima volta che sento una sciocchezza del genere”, attacca il suo avvocato Antonio De Rensis.

Secondo il Tas, l’assunzione di drostanolone (steroide androgeno esogeno anabolizzante inserito nella lista proibita dalla Wada) è stata “intenzionale”. Inevitabile la conferma della decisione presa il 31 marzo scorso dalla Corte Disciplinare della Fim. Niente “contaminazione involontaria”, come va giurando da un anno Iannone.

Il suo avvocato non ci sta e annuncia ricorso

Mi sembra tutto un incubo. Dovrei dire addio a tutto per non aver controllato. Io su di una moto ci sono salito un secondo dopo che mia madre mi ha partorito. E non voglio scendere, non così. Vi prego: fatemi uscire da questo brutto sogno”. In questo periodo l’Aprilia era sempre stata vicina al pilota, sostenendo la sua tesi. Tuttavia l’avvocato De Rensis annuncia ricorso al tribunale civile elvetico (così come era accaduto con Alex Schwarzer): “Ho visto delle cose brutte nella mia vita, però questa è terribile, commenta il legale. “Ci sono argomentazioni e ricostruzioni dei fatti palesemente false. Si è voluto colpire tutto lo sport italiano”.

Lorenzo Grossi

Classe '89, appassionato sin da piccolo di sport e scrittura. Già da "pischello" scrivevo come collaboratore per alcune testate giornalistiche a cui ho man mano affiancato radio, agenzie di stampa, tv e quotidiani cartacei. Ora è il momento di newsby! Nel carnet anche una breve ma intensa carriera di direttore di gara di calcio a 11.

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