Un episodio che poco ha a che fare con il calcio e in generale con lo sport. Ma che tocca la vita, la sensibilità più profonda di un essere umano. E ci ricorda ancora una volta come il dolore non debba essere mai irriso, ignorato, svalutato. Portando un calciatore, ben noto per aver militato per 11 stagioni in Serie A, a piangere in diretta tv. Si tratta di Riccardo Meggiorini, oggi centravanti del Vicenza in Serie B, oggetto degli insulti di Zan Majer del Lecce.
I fatti riguardano il finale di una partita, Lecce-Vicenza appunto, il cui risultato di 2-1 ha proiettato i salentini in testa alla classifica con i berici invece costretti all’ultimo posto. Durante quello che sembrava un comune parapiglia, però, Meggiorini è parso più agitato del consueto. “Cosa c’entra mia mamma? Porta rispetto“, le sue parole intercettate in tv grazie al labiale. Quindi il crollo emotivo.
Meggiorini è infatti scoppiato in un pianto a dirotto, generando anche l’imbarazzo di Majer e in generale del Lecce. Tanto che proprio il capitano giallorosso, Fabio Lucioni, è stato tra i primi a precipitarsi a consolarlo. Il suo compagno, infatti, aveva toccato un argomento molto doloroso della vita dell’avversario. La madre dell’attaccante del Vicenza è infatti scomparsa già dal 2017.
Lo stesso Meggiorini ha raccontato il tutto sul sito ufficiale del suo club: “È volato qualche insulto di troppo. Io sono andato a spingere via un loro giocatore, perché c’era stata una rissa a centrocampo. L’ho spinto via per far sì che non litigassero ancora, ma sono volati insulti poco carini. E quando si vanno a toccare gli affetti personali, che magari non ci sono più, dà fastidio. E sono stato insultato più volte“.
Facile credere che la mancanza di tatto di Majer sia stata del tutto inconsapevole. Sta di fatto che il giocatore si è voluto chiarire con Meggiorini stesso, che lo ha confermato: “L’importante è che sia venuto a fine partita a chiedermi scusa. Almeno ha fatto quel gesto“. Sono le possibili conseguenze dell’insulto gratuito, rivolto magari a un estraneo di cui poco conosciamo la sfera personale. E al quale magari potremmo provocare un dolore ben più profondo rispetto alle nostre intenzioni.
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