La versione pubblica di Luis Suarez si è fatta attendere non poco, ma è arrivata nella giornata di venerdì, nel corso di un’intervista alla trasmissione El Transistor, sull’emittente radiofonica spagnola Onda Cero. L’attaccante dell’Atletico Madrid ha parlato dell’ormai famigerato esame di italiano all’Università per Stranieri di Perugia, specificando di essere stato lui in prima persona ad attivarsi per ottenere la cittadinanza italiana, prima ancora dell’interesse della Juventus.
“Sono tante le cose di cui si parla – ha detto l’attaccante uruguaiano, commentando quanto emerso dalle indagini sull’esame -. Io volevo anticipare la questione del passaporto, ci provavo da un anno. E c’erano molti club interessati, non solo la Juventus“.
La decisione di restare in Spagna, però, ha tolto ogni dubbio perché nel Paese iberico, a differenza dell’Italia, Suarez può giocare da comunitario per una sfumatura differente fra i regolamenti delle due federazioni: “La decisione che ho preso è stata quella che più mi si addiceva. Mi sarei sentito a mio agio in un club che lotta per obiettivi importanti, offrendomi un cambiamento non così radicale“.
Sfuggita per cause di forza maggiore l’opportunità dell’approdo alla Juventus e sicuro di non firmare un nuovo accordo con il Barcellona, Suarez si era improvvisamente ritrovato senza squadra a ridosso della stagione 2020/21. L’attaccante ha così spiegato quei giorni convulsi: “Quando il Barcellona ha ufficializzato che non contava più su di me, si parlava di un possibile interesse dell’Atletico. Avevo già parlato, in passato, con Andrea Berta (direttore sportivo, tra l’altro italiano, dei Colchoneros, ndr), con il tecnico Simeone e il presidente Marin e ho detto loro che fino a quando non avessi lasciato Barcellona non avrei fatto nulla”.
“Sono stati giorni difficili. Non me lo aspettavo – ha aggiunto Suarez sul difficile addio al Barça -. Un giorno l’allenatore mi ha chiamato e mi ha detto che non contava su di me. Mi hanno offerto la possibilità di non presentarmi all’allenamento, io ho rifiutato, volevo tenermi in forma. I motivi della cessione? Non ho avuto spiegazioni, è stata una decisione dell’allenatore e della dirigenza. Poi se l’è sbrigata il mio avvocato. Paura di andare all’Atletico? No, anzi, ero fiducioso. E le cose stanno andando molto bene“.
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