Boxe femminile, 20 anni fa divenne “legale”. Intervista a Alessia Mesiano

Mesiano è stata campionessa mondiale nel 2016. Racconta cosa vuol dire per una donna praticare uno sport considerato maschile. E invece quest’anno alle Olimpiadi saranno solo le donne a rappresentare l’Italia a Tokyo

Alessia Mesiano (a sinistra)
Newsby Redazione 21 Luglio 2021

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Il 21 luglio del 1969 è entrato nella storia per il “piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità” di Neil Armstrong, primo uomo ad aver camminato sulla Luna. Il 21 luglio del 2001 invece è una data che a molti dirà poco. Ma che significa tanto per il movimento della boxe femminile in Italia.

Quel giorno Maria Moroni diventa la prima donna pugile tesserata nel nostro Paese. Fino al 4 aprile del 2001, infatti, per una ragazza era possibile solo fare pre-pugilistica. “Nessuna donna italiana, in Italia, poteva però indossare i guantoni e competere in degli incontri di boxe. Banalmente: combattere non era consentito dalla legge. Quindi, sostanzialmente, era illegale”, spiega il giornalista Federico Vergari.

Perché le donne italiane non potevano fare pugilato

Nel libro Vittorie imperfette Vergari ha dedicato un capitolo a questa piccola “rivoluzione” sportiva. Un tassello in più nelle pari opportunità di genere. “Chi voleva combattere ovviamente poteva farlo, ma doveva recarsi al di fuori dei confini nazionali e tesserarsi come atleta di un’altra nazione” precisa Vergari. 

Nelle palestre, come riconobbe lo stesso ministro delle Pari Opportunità di allora, Katia Bellillo, era pieno di donne che praticavano la boxe per hobby. Oppure erano costrette a gareggiare con federazioni straniere. In Svezia, ad esempio, nel 1999 si era svolta la prima Coppa europea di pugilato femminile. 

Una discriminazione legata al sesso da società arcaica”, sostiene Alessia Mesiano. Classe 1991, nata e cresciuta sportivamente a Latina, da qualche anno pugile delle Fiamme Oro e campionessa del mondo di boxe nel 2016 ad Astana in Kazakistan nella categoria 57 chilogrammi.

La boxe femminile prende campo in Italia

Undici anni prima era stata Simona Galassi a salire sul gradino più alto nei mondiali del 2005 a Podolsk in Russia. E alle Olimpiadi di Tokyo la boxe azzurra sarà rappresentata da tre donne: Giordana Sorrentino, Angela Carini e Irma Testa. Solo loro, visto che nessun uomo è riuscito invece a staccare il pass per i giochi olimpici.

Oggi in Italia – secondo i dati della Federazione pugilistica italiana – sono tesserate 750 atlete, dato (del 2018) in sensibile crescita rispetto al triennio precedente (nel 2015 erano 580). Se consideriamo il settore amatoriale praticato nelle palestre, invece, si arriva a tremila tesserate. “Tuttavia la boxe femminile è uno sport recente, e ha ancora bisogno di tempo per affermarsi”, conclude Mesiano.

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