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La rabbia degli australiani per l’esenzione di Djokovic agli Open

La notizia che il numero uno del tennis mondiale Novak Djokovic avrebbe partecipato agli Australian Open grazie a un’esenzione medica ha scatenato una vera e propria bufera.

Tutti i partecipanti all’Australian Open devono essere completamente vaccinati o richiedere e ottenere un’esenzione medica per entrare nello stato Victoria senza intraprendere la quarantena obbligatoria di 14 giorni.

Tennis Australia ha affermato che i giocatori che hanno chiesto un’esenzione dovranno attraversare un processo in due fasi. La loro domanda verrà prima esaminata da un gruppo di esperti di Tennis Australia e poi dal governo dello stato Victoria, cui spetta la decisione finale.
Il ministro degli Interni, Karen Andrews, ha indicato che anche il governo federale potrebbe avere voce in capitolo, sottolineando che sarà compito del governo del Commonwealth  “far rispettare i requisiti al confine australiano”. Aggiugendo che se le prove di Djokovic dovessero essere insufficienti “sarà sul primo aereo per tronare a casa“.

Il ministro del governo dello stato di Victoria, Jaala Pulford, ha riconosciuto che la decisione è stata “frustrante e sconvolgente”, ma ha anche negato che Djokovic abbia ricevuto un trattamento speciale.

Djokovic è no vax?

Sebbene Djokovic non abbia mai rivelato esplicitamente il suo stato di vaccinazione, ha offerto numerose indicazioni sulla sua posizione generale. Molto prima che i vaccini fossero disponibili, ha dichiarato la sua preoccupazione di dover essere vaccinato per viaggiare. Ha più volte sottolineato l’importanza di abbracciare soluzioni “naturali”: all’inizio della pandemia ha tenuto conversazioni live su Instagram in cui ha parlato di come il potere della gratitudine potrebbe “trasformare il cibo più tossico, o forse l’acqua più inquinata nell’acqua più curativa“.
Djokovic pur non avendo parlato del suo stato di vaccinazione, l’anno scorso si è detto “contrario alla vaccinazione“.

La dura reazione degli australiani

Gli organizzatori affermano che al campione in carica non è stato riservato un trattamento speciale, ma la decisione ha fatto infuriare molti australiani. Il Paese sta assistendo per la prima volta a decine di migliaia di casi di Covid dopo aver subito alcune delle restrizioni più severe al mondo.

Melbourne, capitale dello stato di Victoria ha registrato il lockdown più lungo al mondo. 245 giorni totali di chiusura che hanno messo a dura a prova la popolazione. Nonostante oltre il 90% della popolazione australiana con più di 16 anni sia completamente vaccinata, alcune persone non possono ancora viaggiare da uno stato all’altro o in tutto il mondo a causa delle misure attuali.

Sui social media, la reazione alla dichiarazione di Djokovic da parte del pubblico australiano è stata estremamente ostile e molti hanno chiesto ai fan di fischiarlo se fosse apparso a Melbourne. Nel frattempo gli hashtag #djokovicout e #novaxdjokovic sono in tendenza su twitter. Tra chi parla di “insulto” e di “schiaffo in faccia agli australiani” la reazione non è stata certamente benevola.

Stephen Parnis, ex vicepresidente dell’Australian Medical Association, ha affermato che la decisione è stata spaventosa.

Non mi interessa quanto sia bravo un tennista. Se si rifiuta di farsi vaccinare, non dovrebbe essere ammesso“, ha twittato Parnis. “Se questa esenzione è vera, invia un messaggio spaventoso a milioni di persone che cercano di ridurre il rischio”. 

 

“Dopo tutto quello che hanno passato i residenti di Victoria, l’esenzione di Djokovic è un calcio nello stomaco” sottolinea una dottoressa.

“Per le persone ricche e famose le regole non valgono” accusa un’utente.

“Chiunque faccia fuori Djokovic dal torneo non dovrà più pagare per una birra in Australia” twitta un’altro.

 

Giulia Martensini

Classe '89, sono laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale e mi occupo da diversi anni di redazione di contenuti per l'online e articoli in ottica SEO. Nata a Brescia, ho vissuto a Parma e Milano con una parentesi di 10 mesi a Salamanca. Lettrice accanita ed ex attivista di Greenpeace Italia, scrivo soprattutto di attualità, sostenibilità e cultura.

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