“Vomitate dai vostri studi televisivi”: le dure parole di un insegnante in una lettera pubblica

Newsby Franca Romano 11 Novembre 2022

Alla televisione è stato imputato spesso di essere la causa del decadimento culturale dell’Italia. Dal dopoguerra in poi, si è costruito il mito secondo il quale tutto ciò che avviene in tv è vero ed acquisisce una sorta di compimento, motivo per il quale per una parte della generazione soprattutto quella nata negli anni ottanta la tv, diviene il luogo in cui il divertimento si coniuga con una sorta di realizzazione  professionale.

lettera insegnante

Da vent’anni a questa parte la televisione commerciale soprattutto quella basata sullo share e sul pubblico, ha imposto gusti più semplicistici  e banali, tali da abituare il pubblico a contenuti a volte anche triviali. Un docente scrive un “j’accuse”, così come fece Zola, lo scrittore francese, facendo nomi e cognomi.

Al banco delle accuse, una tv “semplicistica”

Al banco dell’accusa programmi come Uomini e donne, il Grande fratello, l’Isola dei Famosi e altri reality, colpevoli di dare esempi veramente grotteschi. Poco tempo fa un docente aveva scritto un post su Facebook, un social che ha sempre offerto ampia possibilità per potersi sfogare senza argini e senza filtri. Lo scritto accusa in questi termini: “Barbara D’Urso, Maria De Filippi, Alfonso Signorini, Alessia Marcuzzi e tutta la schiera della vostra bolgia infernale… io vi accuso. (…) Voi, con la vostra televisione trash, i vostri programmi spazzatura, i vostri pseudo spettacoli artefatti, falsi, ingannevoli, meschini, avete contribuito in prima persona e senza scrupoli al Decadentismo del terzo millennio che stavolta, purtroppo, non porta con sé alcun valore ma solo il nulla cosmico”.

Ad un attento esame, però, si nota che attribuire esclusivamente alla televisione il decadimento culturale appare abbastanza semplicistico; se proprio si dovesse condannare in qualche modo questi personaggi, sicuramente professionisti della tv, si dovrebbe sottolineare il fatto di come in alcuni programmi si tenda ad indugiare e crogiolarsi in questo cosiddetto trash. L’insegnante continua il suo veemente commento su cui si legge: ““Rappresentate l’umiliazione dei laureati, la mortificazione di chi studia, di chi investe tempo e risorse nella cultura, di chi frustrato abbandona infine l’Italia perché la ribalta e l’attenzione sono per i teatranti dei vostri programmi. (…) Io vi accuso, dunque, perché di tutto ciò siete responsabili in prima persona. Spero nella vostra fine professionale e nella vostra estinzione mediatica, perché solo queste potranno essere le giuste pene per gli irreparabili danni causati al Paese”.

Ma chi è il colpevole?

L’interpretazione, seppur semplicistica del docente, mette in luce alcune questioni che purtroppo non possono essere lasciate in secondo piano: in primo luogo, il ruolo importantissimo che gioca la televisione che ormai è risaputo non si rivolge alle nuove generazioni, che da tempo si informano sui social e cercando le informazioni su internet, ma è lo specchio della società. Quest’ultima è evidente che tende a un appiattimento di contenuto, che licenzia argomenti ed argomentazioni con soluzioni nel migliore dei casi semplicistiche mentre nel peggiore semplicemente approssimative e superficiali.

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