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SPETTACOLO

Vasco Rossi presenta al mondo la sua Silvia: “Eccola, 43 anni dopo”

Silvia, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi e tu, lieta e pensosa, il limitare di gioventù salivi?“, scriveva nel 1828 Giacomo Leopardi in un’immortale ritratto della fugace giovinezza. Circa 150 anni dopo lo stesso nome venne scelto per ritrarre un’altra ragazza, anch’essa molto giovane e pronta a diventare una donna. Fu lei una delle protagoniste del primo album di un ancora sconosciuto Vasco Rossi, che ha celebrato la “sua” Silvia rivelando al mondo che corrisponde a una donna reale.

Silvia, la prima musa di Vasco Rossi

Eccola la Silvia, fai presto che sono le otto“, ha infatti scritto Vasco Rossi su Instagram, pubblicando due immagini della sua musa. Una in primo piano, gli occhi chiari, i tratti delicati e nessuna traccia di “tutto quel trucco di cui fu accusata nel brano. La seconda a figura intera, con una camicia bianca sopra un abito bon ton. Molto anni ’70.

Jenny e Silvia compiono 43 anni!!!“, ha spiegato Vasco Rossi in un altro post. In cui ha ripercorso anche la storia dell’album che consegnò le due giovani all’immortalità e lui ai primi vagiti di fama e gloria. “Il 15 giugno del 1977 usciva il primo 45 giri!! Silvia e Jenny sono le prime canzoni, quelle riuscite meglio; sono anche finite nel balletto alla Scala. Ispirazione cantautorale, personaggi di fantasia: o meglio, reali, ma che non conoscevo bene, così c’era più spazio per la fantasia“, ha rivelato il rocker di Zocca. Che è poi entrato nel dettaglio.

Chi era davvero Silvia

Silvia abitava vicino a casa mia e ne avevo un’immagine solo mia, come per Albachiara. Una ragazzina di 14 anni, nel momento in cui esplode la vita e da bambina diventa adolescente. Ed è venuto fuori questo delizioso ritratto. Vista sempre con gli occhi del cantautore“, ha raccontato Vasco Rossi, riaprendo l’album dei ricordi. “E già lì si vedeva il mio stile a pennellate, immagini, invece di un racconto. Lei che si sveglia, una serie di scatti, un tratto un po’ impressionista. Uno sbocciare delicato, dove gli ormoni diventano fiori“.

Ero anche dalla sua parte quando si metteva il rossetto e la mamma non voleva. Se fossi stato una femmina, a quell’età mi sarei comportato come lei. Racconto queste cose perché ho una parte femminile importante, sono cresciuto in mezzo alle donne delle famiglia, la mamma e le zie: l’Espedita, l’Iliana, la Rosanna e l’Ivana“, ha aggiunto Vasco Rossi, facendo un’occhiolino a distanza alla “quasi amica” Silvia, che lo ispirò tanti anni fa.

Jenny: Vasco e la depressione

Diverso da Silvia il discorso per Jenny. Quella che era stanca, voleva solo dormire, e la gente del paese (onnipresente nei primi lavori di Vasco Rossi) definiva “pazza”. Anche se nascondeva ben altri problemi, pur non corrispondendo a una persona reale: “Jenny è invece la trasposizione dei miei periodi di esaurimento nervoso. Oggi si chiama depressione. Avevo sempre la paura di finire esaurito e mia zia la esorcizzava promettendomi una cura a bastonate. Te lo do io, l’esaurimento nervoso, qui bisogna darsi da fare. Jenny la pazza non era una figura femminile che conoscevo, ma rappresentava le mie paure e Jenny mi sembra un nome molto adatto. Da esaurita“.

Da 2500 dischi a Modena Park

Sia Silvia che Jenny furono cantate in “…Ma cosa vuoi che sia una canzone…“, album di debutto di Vasco Rossi con la fondamentale collaborazione di Gaetano Curreri degli Stadio. Il 45 giri “Jenny/Silvia, quello di cui si festeggia il compleanno, fu pubblicato quasi un anno prima e in sole 2500 copie. Le due canzoni sono state eseguite una dopo l’altra allo storico Modena Park, il concerto evento del 2017 a sua volta prossimo all’anniversario.

Solo l’anno successivo Silvia Benuzzi, oggi professoressa di filosofia, scoprì di essere la protagonista della canzone e della dedica di Vasco Rossi. E quindi una sorta di erede ideale di quella Teresa Fattorini che era la Silvia di Leopardi. Fortunatamente con un finale decisamente meno tragico.

Marco Enzo Venturini

Giornalista pubblicista dal 2018, entrare nell'albo è stato contemporaneamente un traguardo e una nuova partenza di una rincorsa iniziata sei anni prima scrivendo per diverse realtà editoriali sul suolo nazionale. O forse già quando, a cinque anni, il mio gioco preferito era una vecchia macchina da scrivere di famiglia. Appassionato di politica, geografia, cinema e sport, oltre che della lingua italiana: mi piace provare a scrivere ciò che vorrei leggere.

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