Diastasi addominale, che cos’è la patologia di cui soffre Noemi Bocchi: come riconoscerla e curarla

Noemi Bocchi ricovero
Diastasi addominale di Noemi Bocchi - Newsby.it
newsby Ilaria Macchi4 Marzo 2023

La diastasi addominale è un problema che molte donne si affrontano dopo il parto. Tra queste c’è Noemi Bocchi, che ne ha parlato da poco. 

Riprendersi dopo un parto può non essere semplice, non solo perché molte desiderano tornare in tempi brevi al peso che avevano prima di restare incinta. In casi come questi sarebbe opportuno darsi tempo e non avere fretta, non tutti riescono a raggiungere l’obiettivo allo stesso modo e con la stessa tempistica. Avere un po’ di “pancetta” per qualche mese non rappresenta un male, proprio per questo non ci si dovrebbe lasciare condizionare dagli eventuali giudizi negativi degli altri.

Noemi Bocchi ricovero
Diastasi addominale di Noemi Bocchi – Newsby.it

Tra gli effetti che possono verificarsi in alcuni casi c’è la diastasi addominale, un problema più diffuso di quanto si possa pensare, nonostante molti tendano a non parlarne quasi per vergogna. Solo pochi giorni fa tra i personaggi che hanno rivelato di avere questo problema c’è Noemi Bocchi, la nuova compagna di Francesco Totti.

Diastasi addominale: un problema diffuso tra le donne

Pensare che la diastasi addominale sia un problema poco diffuso sarebbe un errore. Secondo gli ultimi dati, ne sono colpite circa il 30% delle donne dopo il parto. E’ altrettanto sbagliato pensare che sia solo un disturbo estetico per il disagio che provoca in chi ne soffre, è infatti importante farsi seguire da un medico, che può indicare come superarlo.

E’ proprio la gravidanza la principale causa, anche se a esserne affette sono soprattutto le persone che hanno avuto gemelli. A livello preventivo si dovrebbe evitare di prendere troppo peso, oltre a chi ha effettuato un dimagrimento eccessivo e troppo veloce, situazione che corrisponde a chi si è sottoposto a un intervento di chirurgia bariatrica.

Non si dovrebbero inoltre sottovalutare sintomi “collaterali”, quali difficoltà digestive, dolori alla schiena, bacino in modo particolare, incontinenza, e gonfiore, soprattutto post prandiale.

Risolvere è possibile

La dimensione della diastasi addominale è il fattore che spinge a classificare l’entità del problema. In genere sono tre le fasi riconosciute dai medici:

  • grado lieve, inferiore ai tre centimetri;
  • grado moderato, tra i 3 e i 5 centimetri;
  • grado severo, maggiore a 5 centimetri.

Riconoscere una diastasi addominale non è così difficile, anche per le donne meno esperte. Questa viene definita tale nel momento in cui si allarga e si registra una separazione eccessiva della muscolatura retto-addominale centrale, in senso longitudinale.

Tra i segnali che non dovrebbero essere sottovalutati c’è innanzitutto lo stato della pancia, specialmente se questa continua a essere gonfia nonostante siano passati diversi mesi dal parto. Si dovrebbe inoltre verificare la condizione dell’ombelico, che potrebbe risultare sporgente e formare una cresta o “pinna” in corrispondenza della linea alba dalla base dello sterno all’ombelico.  Non è escluso che quando ci si abbassa si possa vedere una fessura che si crea trasversalmente rispetto al retto dell’addome.

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L’intervento chirurgico risolve la diastasi addominale – Foto | Newsby.it

Una diagnosi corretta può arrivare dopo essersi sottoposti a ecografia della parete addominale o risonanza magnetica. A influire sulla comparsa del problema ci son certamente i cambiamenti ormonali che si verificano nell’arco dei nove mesi, oltre al peso e alla pressione interna del feto man mano che questo cresce. La muscolatura retto-addominale arriva così a stirarsi, mentre i tessuti connettivi si assottigliano, generando così lo spazio che risulta essere anti-estetico.

Se si vuole risolvere in via definitiva è necessario sottoporsi a un intervento, come la stessa Noemi Bocchi sta pensando di fare. Questo porta a riunire i muscoli e a eliminare l’eccesso di pelle. La durata è di circa tre ore, a cui seguono una notte di degenza e una settimana di riposo.