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Coronavirus, il rapper Shade positivo: “Basta complottismo”

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“Erano già diversi giorni che stavo male, ho avuto la febbre altissima, sempre sui 39°/39,5°, non ho avuto modo di comunicare e nemmeno di pensare ‘faccio un tampone’, perché stavo veramente male”. Ora sta meglio, ma il rapper torinese Shade, all’anagrafe Vito Ventura, ha vissuto giorni difficili a causa del Covid-19. L’artista ha voluto condividere la sua testimonianza con l’obiettivo di sensibilizzare i più giovani e più in generale tutti coloro i quali, come lui stesso dice, “sottovalutano il coronavirus e negano le conseguenze della pandemia.

Shade: “I fan? I miei Patch Adams”

“Fortunatamente la febbre è scomparsa – ha raccontato –, poi ho fatto il tampone ed era positivo come sospettavo. Lo racconto perché ero assente dai social e c’era chi si stava preoccupando e poi per sensibilizzare, visto che per molti questo virus non esiste”.

Shade ha poi rivolto un ringraziamento ai suoi fan. “I ragazzi che mi seguono sono bravissimi, sono dolcissimi, supercomprensivi – ha detto -. Hanno scritto delle parole bellissime che mi hanno aiutato a stare meglio almeno dal punto di vista emotivo. Sono stati i miei Patch Adams“.

“Ferragnez? Loro contributo importante. Se Conte mi chiama sono felice di rispondere”

Per il rapper di Torino è importante che gli artisti si impegnino nella sensibilizzazione, vista la loro esposizione a livello di media e soprattutto social. Un esempio è quello di Chiara Ferragni e Fedez, cui si è rivolto addirittura il presidente del Consiglio Giuseppe Conte perché diano una mano a divulgare messaggi positivi soprattutto nei confronti dei giovani, in un momento così difficile. “Non sono importante come loro – ha affermato Shade, sorridendo -. I Ferragnez stanno facendo la loro parte già da tempo, in realtà. Ognuno nel suo piccolo dovrebbe cercare di sensibilizzare. Se un domani il premier Conte vorrà chiamarmi sarò felice di rispondere”.

“Sono comunque io il primo a voler sensibilizzare le persone – ha aggiunto il rapper -. Dipende tanto dalla nostra attenzione, a partire dall’indossare una semplice mascherina. Questo virus è veramente pericoloso, l’ho vissuto sulla mia pelle e ho avuto paura. I dubbi? Mi lasciano basito. Quando si tratta di alieni, di Ufo o cose del genere sono anche un fan di queste teorie, ma non lo sono quando c’è in gioco la vita delle persone“.

Sara Iacomussi

Classe 1992, da ottobre 2018 è la corrispondente da Torino per importanti editori in veste di videogiornalista. Formata al Master in Giornalismo Giorgio Bocca, è professionista dal 2017

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